Combattere la Violenza Sessuale: conoscere e “curare” i traumi sul corpo e sulla mente
— di Valentina Castellano Chiodo, con la consulenza scientifica di Giussy Barbara, ginecologa responsabile SVSeD Soccorso Violenza Sessuale e Domestica
Affrontare la violenza sessuale non è mai semplice. Ma per la vittima, anche se doloroso, è indispensabile conoscere il trauma e lasciarsi guidare da un team di specialisti per “curare” le ferite che la violenza lascia sul corpo e sulla mente. Chi ha subito un abuso può chiedere aiuto al Soccorso Violenza Sessuale e Domestica collocato all’interno del Policlinico di Milano, il centro antiviolenza pubblico che garantisce un intervento tempestivo di tipo sanitario, forense, psicologico, sociale e legale a tutte le vittime di violenza, di qualunque sesso ed età.
Sempre più evidenze scientifiche suggeriscono come la violenza sessuale provochi danni complessi in diverse macro-aree, fondamentali per la comprensione clinica e il supporto psicologico a breve e lungo termine. Le più evidenti e tangibili sono forse le conseguenze fisiche, come escoriazioni, ecchimosi e ferite lacero-contuse, ma anche il dolore cronico, soprattutto quello pelvico. Spesso compaiono disordini gastro-intestinali, emicrania, depressione e ansia, disturbi del sonno e disturbi della condotta alimentare che possono portare ad anoressia o bulimia. Considerazione a parte meritano le malattie sessualmente trasmesse e le gravidanze indesiderate.
Ci sono poi le conseguenze psicologiche che riguardano gli effetti della violenza sulla psiche della persona colpita, che spesso percepisce un senso di frammentazione del proprio corpo, della propria anima e della propria femminilità. La vittima di violenza sessuale può sviluppare disturbi post-traumatici come il PTSD (disturbo da stress post-traumatico) e la depressione, vivendo in uno stato di ansia e paura o, soprattutto all’inizio, in uno stato di depersonalizzazione, derealizzazione o dissociazione. Spesso l’autostima si riduce e il senso di colpa e di inadeguatezza può sfociare in fobie, gesti di autolesionismo e idee suicidarie. In alcuni casi le donne abusano di alcol o sostanze stupefacenti, con l’idea di poter così “anestetizzare” il corpo. Dal punto di vista cognitivo le donne possono provare confusione e avere pensieri ricorrenti, flashback e incubi, oppure sperimentano una ridotta capacità di attenzione e concentrazione.
Infine vi sono le conseguenze comportamentali e relazionali. Di frequente si assiste ad una modifica delle abitudini (le donne per esempio si iscrivono a corsi di difesa personale, acquistano sistemi di allarme per le abitazioni, non escono più da sole, specialmente se è buio), iniziano a richiedere aiuto e purtroppo spesso si ritirano dalle occupazioni abituali. A seguito delle violenze possono emergere anche difficoltà relazionali e sfiducia verso gli altri, si registrano cambiamenti delle abitudini sessuali sia con il proprio partner che in occasione di nuovi incontri, e si riducono i rapporti sociali.
“L’accoglienza per una vittima di violenza sessuale - ricorda Giussy Barbara, ginecologa responsabile di SVSeD Soccorso Violenza Sessuale e Domestica del Policlinico di Milano - viene eseguita solo da donne ed è una parte fondamentale del percorso che la persona vittima di violenza sessuale inizia in SVSeD. Siamo in un luogo dove le vittime possono sentirsi subito protette e incontrano per prime la ginecologa e la psicologa e, se necessario, viene coinvolto anche il medico legale per la corretta documentazione delle lesioni e la raccolta delle prove forensi. Durante l’accoglienza, e nel rispetto dei tempi e vissuti della vittima, si raccoglie il racconto della violenza subita e vengono proposti tutti gli accertamenti clinici e forensi necessari, nel pieno rispetto della volontà della persona. Di fondamentale importanza è la profilassi per le malattie sessualmente trasmesse, l’intercezione post-coitale per ridurre il rischio di gravidanze indesiderate e la corretta repertazione dell’evidenza biologica (per esempio spermatozoi e DNA dell’aggressore). Dopo questo primo momento di accoglienza e di valutazione clinica alla vittima vengono offerti percorsi individualizzati per il superamento del trauma, di durata variabile. SVSeD è attivo 24 ore su 24 e una équipe multidisciplinare è sempre operativa per rispondere alla complessità dei bisogni delle vittime e per elaborare un progetto individualizzato e specifico per ogni situazione”.
“Ancora una volta pretende il mio silenzio
Ancora una volta mi dice che non merito di vivere.
Ne ho avuto abbastanza
Non resterò in silenzio
Io vivrò
Io troverò la libertà
Tutto questo finirà oggi”.
Dalla poesia di di Wadia Samadi Finding Freedom (Troverò la libertà)