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09/06 2025
Salute

Farmaci per curare il fegato grasso: quali cautele?

— Rosy Matrangolo, con la supervisione scientifica di Luca Valenti, Medicina Interna

La steatosi epatica (meglio nota come "fegato grasso" è una condizione piuttosto frequente di accumulo di grasso nel fegato. Il meccanismo alla base della steatosi è un’aumentata resistenza da parte dell’organismo all’azione dell’insulina, problema associato anche allo sviluppo di altre patologie come diabete, obesità, ipertensione arteriosa ad esempio.

Sono promettenti gli studi che hanno portato alle prime autorizzazioni condizionate per l’uso di un nuovo farmaco contro la steatosi epatica metabolica. Negli Stati Uniti, infatti, è stata autorizzata la commercializzazione di una prima molecola in grado di spegnere l’infiammazione che provoca danni epatici a partire dall’accumulo di lipidi.

Quali sono le raccomandazioni per guardare con fiducia, ma anche con la giusta dose di prudenza, queste novità terapeutiche? Risponde Luca Valenti, responsabile del Centro di Risorse Biologiche del Policlinico di Milano e professore associato di Medicina Interna dell’Università degli Studi di Milano.

 

Curare il fegato grasso con i farmaci

Il fegato grasso è una patologia da cui si può guarire perché l'accumulo di grassi di per sé, soprattutto nelle fasi iniziali, è reversibile. Questa condizione frequente si può controvertere migliorando lo stile di vita alimentare e favorendo l’attività fisica mentre nelle fasi più avanzate, e di fronte a fattori di rischio importanti come obesità e diabete, i progressi possono comunque non essere sufficienti per poter parlare di guarigione.

Per quanto l’attesa sia alta anche oltreoceano, i tempi per la sua disponibilità in Europa sono legati alla fase di autorizzazione da parte dell’Agenzia del farmaco e di negoziazione: per l’Italia, dunque, occorre tempo prima di avere a disposizione questo nuovo strumento per il trattamento del fegato grasso. Questa nuova classe di farmaci agisce sul recettore degli ormoni tiroidei a livello del fegato riducendo la produzione di grassi e aumentando il loro consumo. Il risultato è una riduzione della steatosi il cui meccanismo è dovuto all’insulino-resistenza, cioè a una difficoltà dell’organismo di organizzare l’azione dell’insulina. Non solo, l’azione mira a risolvere in questo modo l’infiammazione e migliorare la fibrosi, misurata per esempio mediante la rigidità epatica con FIbroscan.

 

Nuovi farmaci in arrivo (non subito) dall'America

Questi farmaci, in uso da pochissimo tempo negli Stati Uniti, sembrano sicuri, anche se è bene aspettare dati di sicurezza e di efficacia nella prevenzione delle complicazioni cliniche severe nel medio e lungo periodo. Inoltre, anche in questo caso, dato l’effetto brucia-grassi della sua azione, siamo di fronte alla possibilità che possano essere utilizzati come alternativa o in combinazione a farmaci ad azione “dimagrante” già disponibili anche da noi per la cura dell’obesità patologica e del diabete, quando questi non siano sufficienti a risolvere l’infiammazione del fegato.

 

Farmaci per il fegato grasso e prescrizione medica

La steatosi epatica è una patologia che richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge il medico internista, il gastroenterologo, l’epatologo e l’endocrinologo aggiungendo anche tutti quegli specialisti che si occupano di alimentazione e altri aspetti che possano richiedere una presa in carico più globale del paziente. Un eventuale utilizzo del farmaco, venduto sotto forma di compresse da assumere quotidianamente su prescrizione medica, sarà necessariamente valutato dallo specialista di riferimento in ambito ospedaliero.

 

Come si arriva oggi a una diagnosi esatta di steatosi epatica?

Una tecnologia in uso in Europa da ormai diversi anni di valido supporto all’approfondimento dello specialista è il Fibroscan, una metodica strumentale complementare alle ecografie: in medicina è in grado di rilevare la misura della rigidità del fegato. La capsula elastica che racchiude questo organo risente del grado di infiammazione e una sua “durezza” si collega a una progressione della malattia verso una forma che potremmo definire cronica. Questa diagnostica riduce i tempi di responso, ad esempio, rispetto ad altre metodiche come la biopsia e non è un esame invasivo.

Generalmente si giunge alla prescrizione di esami di secondo livello come questi dopo aver eseguito gli esami ematici per la valutazione di parametri come emocromo, ferritina e transaminasi che lo specialista saprà analizzare individuando indicatori di rischio più o meno alti. I sintomi cui porre maggiormente attenzione per pensare a un opportuno percorso di approfondimento sono stanchezza, affaticabilità, difficoltà digestive. Va ricordato però che il fegato grasso si presenta spesso in modo silenzioso, soprattutto nelle fasi iniziali della malattia. 

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