Carlo Rotta. Il ritratto di un padre, la forza della luce, un capolavoro di Segantini
— di Valentina Castellano Chiodo
La scelta del figlio Giuseppe di omaggiare la famiglia e uno dei ritratti più belli della Quadreria del Policlinico di Milano, che svela una decisione generosa: la strada della beneficenza per gli ammalati e l’Ospedale.
Oggi, per usare il linguaggio moderno, si definirebbe un vero e proprio testimonial della beneficenza ospedaliera, anche se Carlo Rotta (1784-1855) non è stato personalmente un benefattore del Policlinico di Milano. Nato a Bellagio sul Lago di Como e trasferitosi a Milano nel 1811, era un fabbricante e commerciante di saponi, che ebbe successo anche grazie all’aiuto dei suoi otto figli, fra cui gli eletti Giovanni, Antonio e Giuseppe. Fu proprio la scelta di quest’ultimo a renderlo indirettamente benefattore e celebre, visto che il suo è considerato tra i dipinti di maggior prestigio della raccolta ospedaliera: Giuseppe Rotta infatti nel 1888 nel testamento destinò un cospicuo legato per la Ca’ Granda e chiese che, oltre al proprio, venissero eseguiti proprio il ritratto del padre Carlo e quello della moglie Angela Maccia.
Carlo Rotta muore quasi quaranta anni prima dell’esecuzione del quadro (ultimato nel 1897). Il dipinto, definito un capolavoro del Divisionismo, viene affidato al talentuoso Giovanni Segantini: si tratta dell’unico ritratto su commissione eseguito dall’artista in tutta la sua carriera, cosa che lo rende ancora più raro, particolare e carico di significati. Per aiutarlo nella raffigurazione, vengono consegnati al pittore, che allora viveva e lavorava in Svizzera (a Soglio), alcuni abiti del defunto e un suo modesto ritratto posseduto dalla famiglia.
Il ritratto del padre, un messaggio sul destino dei propri beni e il potere della luce
L’artista sceglie la tecnica dell’olio e tempera su tela mostrando il padre a figura intera, vestito con la giacca, seduto e appoggiato allo scrittoio, prendendo a modello la propria scrivania e sul taglio del mobile lascia la sua firma autografa: “G. Segantini
La cronologia del ritratto
L’8 ottobre 1896: l’Ospedale incarica Segantini per il ritratto di Carlo Rotta.
Il 30 novembre 1896: Segantini accetta l’incarico per 1000 lire.
Il 24 marzo 1897: l’opera è finita e pagata, ma non consegnata e non può essere esposta alla mostra dei ritratti ospedalieri di quell’anno perché l’Ospedale aveva concesso all’artista di inviarlo all'Esposizione Nazionale di Venezia e poi alla mostra di Vienna.
Nell’agosto 1898: consegna effettiva del ritratto all’Ospedale.
Gli altri ritratti: lo sguardo solenne di Giuseppe Rotta e quello perplesso di Angela Maccia Rotta
Davanti all’interessante commissione che consisteva allora in un compenso di mille lire a ritratto, molti artisti si presentano all’Ospedale per ottenere l’incarico. L’8 ottobre 1896 il Consiglio affida i lavori oltre che a Segantini, anche ad altri due artisti. A Sebastiano De Albertis per il ritratto di Giuseppe Rotta, che si impegna a ultimare l’opera entro il 15 febbraio 1897: l’artista supera leggermente il limite stabilito ma su sollecito dell’Amministrazione, consegna il 5 marzo di quell’anno un ritratto lineare ed elegante, dove lo sguardo serio e profondo caratterizza il volto solenne del benefattore, una prova stilistica interessante, risultata tra le ultime opere del maturo rigore di De Albertis. Mentre il ritratto della moglie, affidato inizialmente ad Amerino Cagnoni, viene poi assegnato a Gaetano Previati e consegnato, tutto sommato per tempo, nel marzo 1887, ritenuto dagli amministratori ospedalieri “di lodevole esecuzione”. Legato alle inclinazioni romantiche del primo stile di Previati (non ancora giunto alla svolta divisionista), il ritratto mostra una certa rigidità formale (forse dovuta alle convenzioni iconografiche richieste dall’Ospedale), ma mostra l’espressione spontanea e forse un po’ perplessa della ricca benefattrice.
In mostra in giro per il mondo: i viaggi del capolavoro di Segantini
Sin dalla sua apertura questo masterpiece è considerato uno dei gioielli più preziosi del Museo I tesori della Ca’ Granda. Nel tempo anche molti curatori ne hanno apprezzato la finezza e il prestigio richiedendolo per arricchire prestigiose mostre in Italia e all’estero. In totale è stato prestato ben 17 volte e ha viaggiato per Venezia (dove è stato esposto all’Expo nel 1897) poi a Vienna (prima di essere esposto in ospedale!), poi è stato presentato anche Berlino e Basilea (all’importante Fondazione Beyeler), in Italia è stato ammirato anche a Volpedo e Rovigo, Verbania e Como e in mostra anche a Roma alle importanti Scuderie del Quirinale, toccando persino New York, Il Cairo e Tokio. Infine l’ultimo prestito, prima di prendere il suo posto al Museo I Tesori della Ca’ Granda del Policlinico di Milano, è stato affidato a Milano, per una grande mostra antologica dedicata all’artista Giovanni Segantini, realizzata a Palazzo Reale (2014-2015).
“I Tesori della Ca’ Granda” è uno spazio museale in cui sono esposti i più grandi capolavori pittorici provenienti dalla Quadreria dei Benefattori. Artisti quali Hayez, Carrà, Sironi eappunto Segantini ritraggono uomini e donne che grazie alla loro generosità fecero grande l’Ospedale dei Milanesi.
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