
La benefattrice Claudia Pizzi, l’angelo gentile dei trapianti
— di Valentina Castellano Chiodo
Di lei si ricordano la competenza, l’umanità e il costante impegno per lo sviluppo della medicina dei trapianti in Italia. Il suo ritratto è nella Galleria dei Benefattori del Policlinico di Milano
Claudia Pizzi è stata una biologa e pioniera della medicina dei trapianti in Italia. Occhi azzurri limpidi e capelli biondi erano per i pazienti le sembianze di un “angelo” empatico e accogliente, pronto all’ascolto e a immedesimarsi nel dolore altrui, mentre per i colleghi e i team con cui ha collaborato Claudia è sempre stata una certezza, una seria professionista dedita al lavoro, un’anima gentile, colta e instancabile.
Il Policlinico di Milano, una seconda "casa"
Milanese doc, classe 1939, è spirata nel 2022 proprio al Policlinico di Milano, che ha considerato una “casa” per quasi mezzo secolo, svolgendo l’intera carriera all’Ospedale Maggiore di Milano, che negli anni Sessanta comprendeva quattro sedi: Ospedali Policlinico, Niguarda Ca’ Granda, San Carlo Borromeo e Città di Sesto San Giovanni. Dopo un primo incarico in laboratorio, venne assunta al Centro di Immunoematologia nell’Istituto di Semeiotica Medica (diretto dal professor Elio Polli), lavorando nel Padiglione Bertarelli in via Pace, dove col suo mentore Girolamo Sirchia e una équipe di giovani medici apprese le tecniche per la trasfusione del sangue e l’amore per la ricerca, orientata a migliorare il trattamento dei malati ematologici.
La sua visione positiva e la "strada" dei trapianti
In quegli anni c’era difficoltà a reperire sangue compatibile e a evitare le reazioni trasfusionali (di cui si conosceva ancora poco): così Claudia si concentrò a studiare la caratterizzazione del sangue e la compatibilità in campo trasfusionale e dal 1972 si dedicò al trapianto di rene, svolgendo poi un ruolo importante come responsabile del Coordinamento del Nord Italia Transplant program (NITp), un modello organizzativo che ha fatto scuola in tutta Italia e all’estero, come nel 1983 quando al Policlinico di Milano fu eseguito il primo trapianto di fegato e nel 1985 quando a Padova si realizzò il primo trapianto di cuore d’Italia (evento epocale raccontato da tutti i media), oppure nel 1993 con la legge italiana che definiva i criteri neurologici per l’accertamento di morte e la possibilità di prelevare organi e tessuti a scopo di trapianto.
La Dottoressa Pizzi ha lavorato al Policlinico per ben 46 anni, dal 1967 al 2013, prestando servizio anche ai Padiglioni Granelli, Lamarmora e Marangoni, edificio dedicato al Direttore Sanitario vittima del terrorismo nel 1981. Dopo la pensione è stata Presidente della Fondazione Trapianti Onlus, nata per affiancare le istituzioni allo scopo di incrementare i prelievi e i trapianti.
Orgogliosa e commossa, la Dottoressa Pizzi sorrideva dopo le operazioni che seguiva passo passo, accarezzando la testa dei pazienti e instillando la parola “Forza!”, la stessa che la muoveva come medico e donna, che ha personificato l’etica soroptimista, partecipando come socia e Presidente al Soroptimist Club Milano Fondatore, associazione che si batte per l’affermazione femminile e promuove i diritti umani e la solidarietà. Ecco perché il suo motto era “I care”, ovvero “Io mi prendo a cuore”, una sorta di impegno personale, ma anche un invito a non voltarsi dall’altra parte nella richiesta di aiuto, tanto che nel 2003 è stata insignita della Medaglia d’oro al merito della Sanità Pubblica, dall’allora dal Presidente della Repubblica, Carlo Azelio Ciampi.
Il lascito di Claudia dedicato alla Ricerca e un ritratto dedicato per ricordarla nel suo luogo del cuore
La scelta della sorella Gianna di destinare una importante donazione al Policlinico di Milano interpreta la volontà di Claudia e porta avanti il suo messaggio: il lascito è destinato naturalmente alla ricerca sui trapianti. Nel ritratto che la ricorda, l’opera commissionata dal Policlinico di Milano in occasione dell’ultima Festa del Perdono e in mostra nel Museo I tesori della Ca’ Granda, sembra di rivederla come un tempo, seduta fra i vicoli di Bormio, in cerca di preghiera e pace fra le amate montagne, con l’animo leggero e felice, certa di aver contribuito con l’azione quotidiana, efficace e appassionata, ad aumentare il numero di organi messi a disposizione della comunità, di aver salvato quante più vite possibili.
Giacomo Cazzaro, il giovane artista che ha eseguito il ritratto di Claudia Pizzi
Nato a Varese nel 1999, si diploma al liceo artistico Frattini. Partecipa alla II Biennale D’Arte Giovani (Museo Enrico Butti di Viggiù, Va) e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera al corso di pittura I livello seguito dal professor Ugo Molgani. Nel 2019 espone opere grafico-pittoriche a Villa Borromeo di Viggiù e nel 2022 partecipa a Sguardi-Blicke II/Dall'interno dell’Accademia di Brera (curata da Dany Vescovi e Marco Casentini), esponendo negli spazi di Arte Lorenzelli a Milano e alla Frankfurter Westend Galerie in Germania. Si diploma col massimo dei voti, presentando una tesi sul realismo esistenziale e tre autoritratti a olio su tela dai colori cupi e angoscianti. Al corso di pittura di II livello, seguito da Marco Casentini, sperimenta la pittura acrilica su vetro sintetico. A Milano espone un autoritratto al Museo della Permanente e partecipa alle mostre MIRABILIS-Eastriver meets Brera a Palazzo Meravigli e nel 2024 alla mostra a Palazzo Pirelli intitolata “La cultura della legalità: l’Accademia di Brera se ne fa immagine. Contro le mafie, dalla parte delle vittime”.
Lo sguardo dell’artista “Il mio dipinto si concentra sulla Dott.ssa Pizzi in un momento di riposo, nella cittadina di montagna che amava: Bormio e i suoi boschi intorno erano luoghi di svago a Lei cari e la benefattrice era devota a un crocefisso che è venerato proprio nella chiesa di cui raffiguro il campanile. La richiesta di questa ambientazione di sfondo mi lega a Lei e mi ha riportato alla memoria gli anni in cui in estate frequentavo anch’io quei luoghi spensierati con la famiglia”.