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13/05 2025
Salute

Maggio, mese della cura e prevenzione dell'esofagite eosinofila

— Valentina Meschia, con la consulenza scientifica di Marina Coletta, gastroenterologa

L’esofagite eosinofila (EoE) è una condizione cronica poco conosciuta che spesso viene confusa con altri disturbi gastrointestinali. Descritta per la prima volta nel 1978, questa patologia ha un impatto significativo sulla qualità di vita di chi ne è affetto. Può presentarsi nell'infanzia, ma anche in età adulta.

Per meglio conoscere questa malattia, le terapie attualmente disponibili e i percorsi al Policlinico di Milano, ne abbiamo parlato con Marina Coletta, esperta in esofagite eosinofila del team della Gastroenterologia ed Endoscopia dell'Ospedale.


Che cos'è l'esofagite eosinofila?

E’ una patologia infiammatoria cronica che colpisce l'esofago. I sintomi tipici sono disfagia, cioè la sensazione di una non corretta progressione del cibo nell'esofago e arresto del bolo ingerito che può rendere necessario un intervento medico. Altri sintomi che possono comparire sono rigurgito e bruciore retrosternale (reflusso gastroesofageo), dolore addominale, dolore di stomaco (dispepsia), difficoltà ad alimentarsi, e in età pediatrica ritardo di crescita.

 

Quali sono le cause?

Le cause non sono ancora note. La principale sembra essere dovuta alla presenza, in soggetti predisposti, di una risposta immunitaria a livello dell'esofago in seguito a ingestione di alcuni alimenti, inalanti o microbi patogeni. Questo porta a conseguente sviluppo di infiammazione cronica e accumulo di eosinofili (globuli bianchi coinvolti nelle reazioni allergiche) sulla parete dell’esofago. Sembra esserci comunque una componente genetica della patologia. Molto spesso i pazienti affetti da questa patologia presentano altri disordini allergici, come la rinite allergica, l’asma e la dermatite atopica.

 

Colpisce tutte le età?

L'esofagite eosinofila colpisce sia i bambini sia gli adulti, raramente gli anziani, e più i maschi delle femmine. Negli ultimi anni la sua diagnosi è in costante aumento (attualmente circa 22 casi ogni 100.000 persone).

 

Come avviene la diagnosi?

La diagnosi si basa sulla presenza dei sintomi e sull'esecuzione di una gastroscopia con biopsia. Quest'ultima, infatti, permette sia la visualizzazione di eventuali segni macroscopici della patologia (presenti in circa il 75% dei casi) sia il prelievo di tessuto bioptico della mucosa esofagea per effettuare al microscopio la conta degli eosinofili (che devono essere maggiori di 15/campo endoscopico ad alto ingrandimento).
La diagnosi spesso è tardiva rispetto all'esordio dei primi sintomi sia per una ridotta conoscenza da parte delle persone di questa patologia sia per l'attuazione di comportamenti compensatori come bere molto durante i pasti, masticare a lungo, assumere alimenti morbidi, che portano a non considerare la sintomatologia come causa di malattia.

 

Esistono delle terapie?

Esistono diversi tipi di trattamento: gli inibitori della pompa protonica, già utilizzati nella terapia del reflusso gastroesofageo, ma con dosaggi e durate differenti; i corticosteroidi topici, con azione antinfiammatoria mirata esclusivamente all’esofago; i farmaci biologici, che agiscono in modo specifico sui meccanismi dell’infiammazione; e le diete di eliminazione, che prevedono l’esclusione di alimenti ad alto potenziale allergenico come latte, uova, pesce, grano, soia e frutta a guscio. Infine, nei pazienti con restringimenti esofagei da fibrosi, possono essere indicati trattamenti endoscopici mirati.
Da gennaio 2025, inoltre, è disponibile anche in Italia il Dupilumab, un anticorpo monoclonale già ampiamente utilizzato da anni per il trattamento di altre patologie che condividono un meccanismo immunologico simile, come la dermatite atopica, la poliposi nasale e l’asma grave eosinofilico.

 

Come agisce Dupilumab?

Blocca l’azione delle interluchine (proteine prodotte dalle cellule del sistema immunitario che trasportano messaggi biochimici tra le cellule) IL-4 e IL-13, riducendo l’infiammazione e migliorando i sintomi, specialmente in pazienti con malattia severa e refrattaria alla terapia. Per i pazienti con EoE, l’introduzione del Dupilumab rappresenta un importante passo avanti verso un approccio terapeutico più mirato e personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche immunologiche della malattia.

 

Quali percorsi sono attivi in Policlinico di Milano?

Al Policlinico di Milano grazie alla stretta collaborazione tra differenti specialisti è possibile affrontare l'esofagite eosinofila con un approccio multidisciplinare. Questo gruppo comprende il gastroenterologo, l’immuno-allergologo, il dermatologo, l’otorinolaringoiatra, il nutrizionista, l'anatomopatologo e lo psichiatra. Inoltre, possono essere seguiti pazienti di tutte le età, anche nella delicata fase di transizione del paziente dall'età pediatrica a quella adulta.

Per informazioni: ambulatorio_esofago@policlinico.mi.it

Infine, il Policlinico di Milano è punto di riferimento regionale per la diagnosi e cura dell’esofagite eosinofila. Il team della Gastroenterologia ed Endoscopia dell'Ospedale partecipa a numerosi studi clinici sia nazionali sia internazionali (es: Registro Europeo dell’esofagite eosinofila, EoE Connect) con l’obiettivo di approfondire i meccanismi fisiopatologici, diagnostici e terapeutici della patologia. Sono inoltre attivi diversi trial farmacologici internazionali, a cui i pazienti possono accedere per beneficiare di approcci terapeutici innovativi.

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