notizia
13/11 2018
Attualità

#ioScelgolaGentilezza. 13 novembre Giornata Mondiale della Gentilezza. Una rosa, un sorriso con i volontari nei nostri reparti

Una rosa, un sorriso e un incontro per far fiorire la gentilezza. Negli spazi del Policlinico di Milano i pazienti e i visitatori riceveranno un fiore: un gesto simbolico per dare più forza alla Giornata Mondiale della Gentilezza, prevista per martedì 13 novembre, che vedrà protagoniste alcune Associazioni storiche del Policlinico insieme al suo Direttore Generale, ma anche ai medici, agli infermieri e a tutti gli operatori che lo vivono ogni giorno.
L’iniziativa vuole richiamare l'attenzione sui gesti semplici dell’attenzione per l’altro, che rischiano spesso di essere dati per scontati e che invece non devono mai essere dimenticati.
La Fondazione De Marchi onlus, prima promotrice della giornata in Policlinico, sarà presente nel Padiglione dedicato ai bambini insieme all’Associazione Bambino Nefropatico, mentre la Fondazione Visitatrici per la Maternità Ada Bolchini Dell’Acqua sarà alla Clinica Mangiagalli, dove da anni sostiene le mamme e le nuove famiglie. E ancora, la Fondazione Lu.V.I. porterà le rose alla Cascina Brandezzata, l’Hospice del Policlinico.

La Giornata mondiale della Gentilezza è una ricorrenza nata dall'iniziativa di gruppi umanitari e dalla loro Dichiarazione della Gentilezza voluta nel 1997. Per il 2018 il Policlinico ha anche avviato un progetto dedicato alle relazioni umane, con l’obiettivo di affrontare in maniera sistematica e completa il tema dei rapporti tra le persone in ambito ospedaliero, della conflittualità e della violenza che può venirsi a creare tra operatori e pazienti. La giornata è anche un’occasione per cominciare ad accendere i riflettori su questo tema.

 

Il Fiore

Un racconto

Trentacinque anni. Trentacinque anni di vita. Ogni giorno, almeno una volta al giorno, mi soffermo un attimo a pensare a questo dono. Ancora oggi, ogni giorno, per un momento penso alla persona, allo sconosciuto, senza il quale oggi probabilmente non sarei qui.
Subire un trapianto di reni, a poco più di sei anni di età, è una cosa che ti segna per tutta la vita. Che ti porta a guardare la vita con occhi diversi. Ti senti di non avere qualcosa e allo stesso tempo ti sembra di avere qualcosa più degli altri.
Tutto è iniziato con un fiore. Mi sono risvegliata e sulla pancia, intorno all’ombelico, il medico aveva disegnato una margherita. Quando l’ho vista ho sorriso, perché ho capito che era andato tutto bene. Anche se ero solo una bambina, capivo perfettamente quello che mi stava succedendo. Gli adulti non sono poi così bravi come credono a nascondere le cose e a mostrarsi disinvolti. Sapevo che senza quell’intervento, che senza quel dono …
La margherita e il sorriso del medico e dei miei genitori, quando mi sono risvegliata, mi hanno fatto capire tutto, più di mille discorsi.
“Devi prenderti cura di questo fiore” – mi disse il dottore – “perché è delicato e ha bisogno di molte attenzioni.” –
Il rene nuovo è come un fiore “travasato”, che deve essere accudito con cura.
E’ stato proprio così. Soprattutto all’inizio, quando venivo ai controlli ogni mese.
Oggi fa una certa impressione rivedere lo stesso medico che mi cura da più di trent’anni. Aveva i capelli neri, nerissimi e mi sembrava altissimo. Adesso ha un’aria un po’ stanca. Ma il sorriso è ancora uguale a trentacinque anni fa.
Nel corso di tutti questi anni, di interventi come il mio ne ha fatti moltissimi. Ha dato un’altra possibilità a molte vite, a molte persone. Eppure non mi ha mai fatta sentire una delle tante.
La margherita con il tempo è svanita. Ma il medico mi dice che ancora oggi la disegna sul pancino delle bambine che opera.

 

#ioScelgolaGentilezza perchè. Il video-messaggio dei dipendenti del Policlinico di Milano:

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