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21/10 2025
Salute

L'ultimo viaggio di Massimo: ogni suo organo donato è un inno alla vita

— di Valentina Castellano Chiodo

Il suo consenso alla donazione e la scelta della famiglia hanno permesso i trapianti di fegato, reni e polmoni, valvole cardiache e cornee, cute e tessuto muscolo-scheletrico

Qual è il senso del viaggio
? C’è chi viaggia per scoprire nuove terre, assaggiare nuovi cibi, incontrare persone lontane e imparare da culture oltreoceano. Per qualcuno viaggiare significa provare pace e respirare la libertà.
Per Massimo viaggiare era questo e molto altro: una passione da fotografare non appena era possibile partire, un tassello del suo mosaico personale, straripante di colori e memorie, in una vita piena e gioiosa, dove il verbo donare sembra scritto nel destino: donare senza riserva, come nei luoghi poveri del mondo che aveva visitato, ma anche semplicemente tendendo la mano a chiunque gli fosse intorno e ne avesse bisogno.  

La vita di Massimo era fatta di tanto lavoro sin dall’alba (prima nella stamperia e poi nella caffetteria di famiglia a Melegnano), con attorno gli affezionati clienti e tantissimi amici, alcuni che lo seguivano sin da quando era solo un bambino e che ne avevano apprezzato le doti di altruismo e generosità sin dai tempi dell’oratorio. Anche a casa trovava amore, nell’abbraccio della sua famiglia, al fianco della mamma Gianna e del fratello Marco, a sua volta sempre presente come zio attento, premuroso e giocherellone con gli adorati nipotini, Beatrice e Giovannino.

Massimo era l’amico altruista e un confidente per tanti, ironico ed estroverso, ma al tempo stesso riservato e profondo. Nel suo intimo aveva scelto di donare sino all’ultimo respiro: aveva dato il consenso alla donazione degli organi al rinnovo della carta di identità ed era partito per il mondo, visitando zone difficili e selvagge, poco battute e ancora autentiche come Namibia e Mongolia, India e Pakistan, ai confini del mondo come in Argentina, sospeso fra oceani e montagne come in Tagikistan, attraversando orizzonti infiniti, come nel deserto di sale, dal Perù alla Bolivia.

Nel giorno del suo 56° compleanno Massimo era rientrato in aeroporto forse un po’ stanco e al fratello aveva chiesto di prendersi cura della mamma, poi mentre era solo in casa un malore e la sua chiamata al 118 per la richiesta di aiuto. I soccorsi sono arrivati poco dopo, ma già il suo cuore si era fermato e solo dopo 40 minuti e il lungo lavoro dei medici era ripartito, ma senza l’attività cerebrale.
Poi la decisione della famiglia di donare, senza sapere che Massimo aveva già scelto quella via e la conferma dell’équipe che questo era il suo volere espresso nei suoi documenti. Questa strada ha permesso di salvare tante altre vite, il suo corpo prezioso come una cassaforte è stato uno scrigno per molti pazienti che erano in attesa di una chiamata. Massimo ha donato fegato, reni e polmoni, cornee, cute e tessuto muscolo-scheletrico e persino le valvole cardiache. “Il cuore era rotto, ma avrebbe donato anche quello”, confida commosso e orgoglioso il fratello Marco, al suo fianco fino alla fine.

In uno scatto del suo ultimo viaggio si vede Massimo che cerca di raccogliere la bellezza in una fotografia. Si trovava in quella che viene chiamata la foresta dei cedri di Dio, in una zona fragile di confine, che conserva ancora oggi alcuni cedri secolari, un simbolo degli antichi giardini del Libano, un luogo magico e unico che resiste al bordo di un deserto di pietra, iscritto per questo al Patrimonio mondiale dell’UNESCO. Secondo la leggenda, l’incontro con questi alberi maestosi, così alti e longevi (alcuni dei quali sono esistenti dai 1000 ai 3000 anni), permetterebbe di entrare in contatto con Dio. In questo angolo di mondo che ha dato i natali a Khalil Gibran, Massimo ha passato i suoi ultimi giorni, lì a pochi passi da quel luogo dove il famoso poeta libanese ha scritto: "Gli affetti del cuore sono come i rami del cedro; se l’albero perde un ramo robusto, soffre, ma non muore. Riversa tutta la vitalità nel ramo accanto, perché possa crescere e riempire il posto vuoto". Versi che sembrano scritti per lui.
 

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