
#SCATTIDIUNTEMPO. In ospedale come a scuola: le aule storiche per la didattica in Policlinico di Milano
— di Valentina Castellano Chiodo
#BackToSchool Settembre è il mese in cui si ricomincia con la scuola, si torna sui banchi e oggi come allora nell'Ospedale gli specializzandi e i piccoli pazienti "tornano" a studiare dopo le vacanze estive. Negli scatti dall'Archivio storico tutte le aule più iconiche.
Non solo camici, ma anche grembiuli e grembiulini: anche in Ospedale si torna a scuola. Per tradizione, il Policlinico di Milano, dedica da secoli attività di didattica e di ricerca, oltre che di cura, sostenendo scuole di perfezionamento medico, chirurgico, farmaceutico e ostetrico. Anche le sezioni dedicate all’autopsia rappresentano da sempre uno spazio formativo fondamentale per il corpo medico. Ecco perché negli anni sono state create aule specifiche per queste necessità: non solo semplici stanze attrezzate, ma in certi casi veri e propri “teatri”, dedicati allo studio affascinante del corpo umano e di ogni sua forma.
Gli scatti conservati nella Fototeca dell’Archivio Storico del Policlinico di Milano mostrano alcune di queste sale didattiche, databili da fine Ottocento ad oggi. Con la nascita dell’Università degli Studi di Milano (fondata nel 1923) anche l’architettura dei padiglioni via via si modifica prevedendo la presenza di aule “ad anfiteatro” nei reparti di Via Pace e nei padiglioni Sacco e Granelli, oltre che Borghi, Monteggia e Mangiagalli.
Per esempio c’è l’aula “Palletta” dell’antico edificio sforzesco (in una foto del 1891) e la Scuola delle ostetriche che poteva contenere oltre “200 allieve levatrici” e ci sono le immagini dell’Aula Borghi (in una foto d’epoca e prima della demolizione) e l’aula del padiglione Granelli, realizzata dall’architetto Enrico Griffini, che ancora oggi ospita gli studenti di medicina. In uno scatto si documenta la costruzione dell’aula sotterranea del padiglione Monteggia. Fra le più recenti c’è anche la moderna Aula “Nicoletta Milani”, che attualmente ospita le iniziative formative e i convegni.
E c’è persino la Scuola-laboratorio “Alessandrina Ravizza”, dedicata alla celebre benefattrice e femminista, che assicurava la formazione scolastica ai bambini ricoverati in via Pace, per non farli “restare indietro” e perseverare con l’intento dell’ospedale, curando il corpo e anche la mente.