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05/03 2021
Attualità

Buon compleanno Licia, un altro traguardo con il tuo papà

Lei 33 anni, lui 51... il 5 marzo 2001 da questa coppia di neogenitori nasco io.

Sarà per il fatto che sono sempre stata l'unica bambina in casa o perchè mi hanno sempre amata moltissimo, ad ogni modo sono stata una bimba parecchio viziata. Eppure ricordo bene che già all'età di 5 anni, prima di dormire, crollavo spesso in un pianto liberatorio... avevo una grande paura. Avevo paura del ciclo della vita, avevo paura della precarietà della vita, ma soprattutto avevo paura delle ingiustizie della vita. Questa paura nasce nel momento in cui sai di avere 5 anni, mentre tuo padre ne ha già 56. E allora inizi a fare i conti e pensi che quando ne farai 18 lui ne avrà 69 e che quando lui ne avrà 100 tu non avrai nemmeno compiuto i tuoi 50 anni.

Ogni volta che guardo uno di quei film d'amore che finiscono sempre con un matrimonio, quando la sposa viene accompagnata all'altare dal padre mi rivolgo a Dio e prego affichè pure io possa vivere un'emozione come quella, perchè in quel momento non vorrei il sostegno del braccio di nessun altro. Oppure ogni volta che mi ritrovo a studiare per un esame da dare mi chiedo se potrò davvero abbracciare per prima la persona da cui correrei subito non appena avranno finito di pronunciare la fatidica frase. Ricordo quando siamo andati in ospedale perchè erano nati i figli del mio fratellone, la luce negli occhi del mio babbo non appena li ha visti per la prima volta e tutt'ora mi chiedo se quella luce nei suoi occhi un domani la incontreranno mai i miei eventuali figli.

Tutte queste paure si sono accumulate negli scorsi giorni in un macigno che avevo dentro di me e di cui non riuscivo a liberarmi e che diventava sempre più pesante ogni volta che vedevo una foto di lui con il casco, ogni volta che mi chiamava qualcuno per dirmi che probabilmente lo avrebbero trasferito in un altro reparto perchè aveva bisogno di essere monitorato di più e ogni volta che accendevo la TV e al telegiornale sentivo quei numeri di vittime che comprendi veramente quando ormai il nemico ce l'hai troppo vicino.

Ricordo le notti in cui andavo a dormire alle 5 di mattina perchè il sonno in quei momenti è l'ultimo dei tuoi pensieri, i pranzi inconsciamente saltati nell'aspettare con ansia la telefonata del medico, gli elenchi preparati con le domande da fargli per non dimenticare nulla e ricordo l'immensa pazienza e umanità con cui i medici si rivolgevano a noi parenti sia quando ci dicevano che la situazione era molto delicata e critica, sia quando eravamo sommersi da dubbi e paure, sia quando ci hanno chiamati per dirci che papà aveva sconfitto il suo nemico.

Per tutti noi era terribile vederlo con tutti quei fili e sentirlo con una voce così debole perchè è sempre stato un uomo pieno di vita, un uomo che nonostante i suoi 70 anni si diverte tutt'ora come un 30enne, un uomo che dà anima e cuore alla sua famiglia e ai suoi amici perchè nulla per lui è più importante.

Eppure ce l'ha fatta.

Grazie a Qualcuno che ha voluto così, grazie al suo fisicaccio, alla sua forza d'animo, ma sopratutto grazie a quella professionalità, a quella passione, a quella dedizione, a quella fedeltà che riponete nella vostra missione e a quel sorriso che da parte vostra non è mai mancato. Abbiamo tutti riflettuto tanto in questo periodo, perchè questa brutto bestia ti fa pensare a tante cose, ti fa venire in mente ciò che avresti potuto fare in quel momento ma che per qualche strano motivo non hai fatto, ti fa ripensare a quelle persone da cui ti sei allontanato senza saperne nemmeno la ragione, ti fa capire la vera importanza delle cose e ti insegna a dar loro il giusto peso.

Babbo è stato ricoverato il giorno di Natale, ma per noi quel 25 è stato tutt'altro. Oggi abbiamo capito che Natale non è solo il 25 dicembre, ma ogni volta che facciamo nascere amore dai nostri cuori, ogni volta che ritroviamo qualcuno, ogni volta che vinciamo una battaglia come questa, ogni volta che la felicità ci porta a sentirci rinati.

Ovviamente ora come ora non posso sapere se quando discuterò quella tesi, dietro di me in prima fila lui ci sarà, non posso sapere se in quel giorno che ogni bimba sogna lui entrerà nel camerino e vedendomi tutta in bianco mi dirà quanto sono bella e non posso nemmeno sapere se potrà regalare ai miei presunti futuri figli la loro prima bambola o la loro prima macchinina, ma quello che so è che grazie a voi questi miei desideri si possono ancora realizzare e che grazie a voi avrò ancora l'occasione di abbracciarlo, di dirgli quanto è importante per me e di fargli capire che per me lui è la migliore casa che potessi mai desiderare.

Vi ringrazio immensamente e con la sincerità con cui forse non ho mai ringraziato nessuno per la vostra pazienza, la vostra umanità e la vostra professionalità che avete impiegato non solo con mio padre, ma con tutti i pazienti che vi vengono affidati.

Vi ringrazio per averci aiutato a scrivere per questa storia il finale migliore che potessimo desiderare, grazie per aver dato ancora speranza ai miei tre grandi desideri, per averci dato la possibilità di applicare quello che abbiamo capito in questi giorni di agonie, ansie e paure, grazie perchè mi avete fatto capire che per l'università ho scelto la facoltà giusta, ma soprattutto grazie perchè ogni giorno capite che quella persona nuova che viene da voi per farsi curare non è semplicemente uno in più che si aggiunge a quei numeri che dicono al telegiornale, ma è soprattuo un padre, un marito, un nonno, un fratello, uno zio, un amico...

 Avevamo promesso a papà che il giorno in cui sarebbe stato dimesso avremmo festeggiato il nostro Natale più bello di sempre, il nostro nuovo inizio, quindi ora corro a sistemare per bene l'albero che ha sotto quei regali che non ho ancora scartato.

Dunque, ringraziandovi nuovamente per tutto, auguro a tutti voi, medici, infermieri, fisioterapisti, operatori socio sanitari, ausiliari, personale di sala, personale amministrativo, personale delle pulizie, davvero a tutti quanti auguro una vita piena di amore e speranza come quella che donate ogni giorno a tutti i vostri pazienti.

 

Buon lavoro!

 

Licia, figlia di Giorgio Virdis