
MI RACCOMANDO, LAURA… Intervista a Laura Chiappa
— di Monica Cremonesi
…è il monito delle sue ziette ottuagenarie a tenere un comportamento sempre impeccabile per il bene dei malati. La sua etica e solidità bergamasca fanno il resto. Conosciamo meglio Laura Chiappa, direttore sanitario che negli ultimi 15 anni ha messo la firma all’apertura di 3 grandi nuovi ospedali, e ora si prepara all’avvio del Nuovo Policlinico.
Prende il treno alle 7:00 da Lecco, ha un’agenda incredibilmente fitta e affronta la giornata col passo di chi ha la montagna nel cuore. Ma cosa fa quando non lavora?
Leggo, sferruzzo a maglia, lavoro la ceramica, gioco coi cani, coccolo la gatta e do da mangiare al pesce rosso. Ah, dimenticavo, fino a pochi mesi fa ballavo country, poi le ginocchia mi hanno abbandonato. Ogni tanto mi ricordo che ho anche un marito, e penso ai figli che sono lontani: Alberto, veterinario in Inghilterra, e Nicola, a Roma a fare lo stuntman.
Laura Chiappa ama le grandi famiglie. La sua conta una mamma, una serie di zie, 3 sorelle e un po’ di nipoti. Ritrova questo senso della famiglia anche nel lavoro?
Certo, in particolare in questo Ospedale dove chi ci lavora lo ha frequentato anche da studente. E come in tutte le famiglie ogni tanto “partono i coltelli”. È inevitabile quando si passano ore gomito a gomito. Parte del mio lavoro è cercare di capire dove le tensioni sono vere e meritevoli di intervento e dove, invece, bisogna aspettare perché si quietino per conto proprio.
Dagli scontri nascono gli incontri, le condivisioni. Come descrive Il ruolo del direttore sanitario?
Se l’ospedale è il paziente, il direttore sanitario è il suo medico. Un organismo complesso. Siamo in un ospedale consapevole di essere il luogo dove si è fatta la storia della Medicina e dove ci sono tante persone che hanno voglia di scoprire nuove terapie e cure. Siamo il primo istituto pubblico per ricerca, non a caso. Ma, come dico io, “bisogna anche fare andare le manine”.
Lei è stata chiamata da più direttori generali per la sua esperienza ad avviare nuovi Ospedali; Lecco nel 2000, Como nel 2010 e Bergamo nel 2012.
Diciamo pure che ho una certa esperienza come “ditta traslochi” (ride). A Bergamo abbiamo trasferito tutti i degenti in 5 giorni, in inverno, con la neve; a Como c’era un’organizzazione militare con convogli di ambulanze a staffette. Ora c’è il grande Policlinico. Qui negli ultimi 2 anni ho guidato il team che ha riavviato il progetto del Nuovo Ospedale, che sarà pronto tra circa 4 anni. Con un occhio sul percorso delle scelte strategiche: continui confronti con medici, ingegneri e tecnici. Un lavoro impegnativo.
E intanto l’ospedale va avanti con ristrutturazioni. L’ultima in corso?
Vado fiera della ristrutturazione, voluta dal direttore generale Simona Giroldi, delle sale parto e delle stanze della Mangiagalli. Gli edifici portano i segni del tempo e non possiamo aspettare altri 4 anni. L’ospedale ha bisogno di anima e di gioia, e gli ambienti belli e funzionali aiutano mamme, papà e chi ci lavora. Penso anche al Padiglione Granelli, totalmente rinnovato nelle degenze e da completare per l’arrivo del nuovo reparto di Malattie Infettive.
Poi c’è un’aria di rinascita. Mi riferisco ai 10 nuovi primari voluti da questa Presidenza e Direzione: si tratta di personalità di spicco nel panorama scientifico, alcune rientrate dall’estero.
Il periodo più critico vissuto qui al Policlinico?
La situazione non risolta dei senza fissa dimora, nonostante le tante iniziative messe in atto. Il nostro ospedale è un microcosmo metropolitano e il tema dei senzatetto si riflette sull’intera città di Milano. Per fortuna dal punto di vista medico siamo al centro di situazioni positive e uniche. Tra le più recenti, ad esempio, c’è un doppio intervento su un feto con un tumore di grandi dimensioni: è stato operato prima in utero, e poi una volta nato. Solo in grandi ospedali sono possibili questi interventi.
Che cosa chiede lei ai suoi oltre 700 medici?
Le mie ziette mi raccomandano di fare attenzione ai malati e di averne cura. Lo chiedo anche ai miei medici e operatori: poco, tanto, ma ognuno deve mettere il suo, fare bene e non tirarsi indietro. E’ una questione di etica.
Perché è diventata medico?
Volevo fare l’astronauta, poi ho scelto Medicina. Sono chirurga come prima specialità. L’istinto mi ha portato là dove se hai un problema lo risolvi.
L’ultimo libro che ha letto?
Sto rileggendo con molto piacere il Ciclo di Darkover, di Marion Zimmer Bradley, da buona appassionata di fantasy. E' la storia di uno splendido pianeta di telepati, dove la responsabilità personale è enfatizzata. Se leggo mi rilasso e con la testa vado altrove.
Sport?
Un passato in serie A a pallavolo. Tiro con l’arco a livello regionale. Gioco a carte, monopoli e… se perdo mi dispiace tanto. Proprio tanto.
Ama gli animali?
Si. Ho un pesce rosso, due cani e una gatta. Quando arrivi a casa e ti fan le feste, levano le fatiche.
Comunque, se incontrate Laura Chiappa non fatele le fusa. Tanto lei non ci casca.