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20/10 2025
Ricerca

#RICERCA. Malattie renali rare: scoperto un nuovo bersaglio terapeutico grazie alla biologia spaziale

— di Redazione

Per la prima volta, uno studio condotto dai ricercatori del Policlinico di Milano e dell’Università degli Studi di Milano ha utilizzato una tecnica avanzata di biologia spaziale per individuare con precisione un nuovo bersaglio terapeutico. La scoperta, appena pubblicata sulla prestigiosa rivista  American Journal of Transplantation, potrebbe aprire nuove prospettive nella prevenzione della recidiva di malattie rare e gravi che colpiscono i podociti, i “filtri microscopici” del rene.

 

Negli ultimi anni, la ricerca in ambito nefrologico si è focalizzata sull’identificazione di bersagli molecolari coinvolti nel danno ai podociti. In particolare, i recettori uPAR (recettore dell’attivatore del plasminogeno di tipo urochinasi) e FPR (recettore del peptide formilato) sono emersi come attori chiave nella regolazione della struttura e della funzione di queste cellule. L’interazione anomala tra uPAR e FPR è stata associata alla perdita di integrità del filtro glomerulare e allo sviluppo della proteinuria – la perdita di proteine nelle urine – rendendoli potenziali target terapeutici, soprattutto nei casi di recidiva dopo trapianto. Studi preclinici su modelli di nefropatia diabetica hanno già dimostrato che una molecola chiamata Uparant (UPA) è in grado di interrompere l’interazione tra uPAR e FPR, offrendo una protezione contro il danno renale.
Partendo da questi dati, i ricercatori coordinati da Giuseppe Castellano, direttore della Nefrologia, Dialisi e Trapianti di Rene del Policlinico di Milano e docente dell’Università degli Studi di Milano, ha approfondito il ruolo di questi recettori nelle podocitopatie primarie: un gruppo di malattie rare che colpiscono i podociti, si manifestano con sindrome nefrosica, evolvono spesso verso l’insufficienza renale e presentano un’elevata frequenza di recidiva dopo il trapianto di rene.

Utilizzando un approccio multidisciplinare basato su modelli in vitro e in vivo, tecnologie d’avanguardia come il kidney-on-a-chip (un dispositivo microfluidico che riproduce in miniatura struttura e funzione del rene umano) e, per la prima volta in questo ambito, una piattaforma avanzata di biologia spaziale, i ricercatori sono riusciti a dimostrare che il sistema di segnalazione uPAR-FPR è attivato anche nei pazienti affetti da podocitopatie, sia nel rene nativo che in quello trapiantato.
Inoltre, il trattamento con Uparant ha mostrato la capacità di bloccare l’interazione tra uPAR e FPR, proteggendo i podociti dal danno strutturale e funzionale: nei modelli sperimentali ha infatti ripristinato l’integrità del citoscheletro cellulare, preservato la funzione di filtro del glomerulo e ridotto la proteinuria.

Le recidive delle podocitopatie primarie dopo il trapianto rappresentano una delle principali sfide cliniche in nefrologia, con poche opzioni terapeutiche disponibili. La nostra scoperta identifica un nuovo meccanismo molecolare alla base di queste patologie e suggerisce una nuova strategia terapeutica per contrastare il danno renale alla radice” – afferma Giuseppe Castellano.

Sebbene i risultati siano ancora preliminari, aprono la strada allo sviluppo di nuovi farmaci mirati e a futuri studi clinici, con l’obiettivo di migliorare in modo significativo la prognosi dei pazienti colpiti da queste nefropatie rare ma altamente impattanti.


Potential targeting of urokinase-type plasminogen activator receptor–formyl peptide receptor signaling to prevent recurrence in posttransplant primary podocytopathies

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