
#RASSEGNASTAMPA. La sindrome rara, l'operazione al Policlinico e poi il podio: la storia di Riccardo Ambrosio
— di Redazione
A febbraio finisce sotto i ferri per curare la Sindrome di Dumbar, poi diventa vicecampione italiano juniores e si qualifica anche agli Europei nei 3000 siepi
Riccardo Ambrosio è all’apparenza un atleta come tanti che crescono in tutta Italia, un ragazzo di 17 anni che corre i 3000 siepi e sogna i grandi eventi, le grandi piste, i grandi stadi: gli Europei, i Mondiali, magari un giorno le Olimpiadi. Tutto questo però ha rischiato di finire troppo presto per colpa di una malattia rara, la Sindrome di Dunbar, o sindrome del legamento arcuato: praticamente, il tronco celiaco (un’arteria che nasce dall’aorta e dà origine a tre vasi arteriosi importantissimi) viene schiacciato dalle fibre del diaframma, causando un dolore addominale cronico che causa un’ischemia della zona interessata. Per un atleta diventa praticamente impossibile correre, soprattutto a certi livelli. La diagnosi è arrivata dopo mesi di dolori, soprattutto dopo le gare, e all’inizio è stato uno shock, anche perché mancava poco tempo agli appuntamenti più importanti, prima il campionato italiano juniores, poi gli Europei under 20: “Ero scosso, temevo di non poter più tornare a correre – racconta Ambrosio, che fra poco compirà 18 anni – ma sono stato fortunato. Mia mamma conosceva il dottor Goddi di Varese, che mi ha fatto un’ecografia addominale e ha ipotizzato la sindrome del legamento arcuato. La risonanza magnetica successiva ha confermato la diagnosi. Goddi ci ha indirizzati verso il professor Boni, che con la sua equipe ha eseguito l’operazione al Policlinico di Milano e soprattutto mi ha rassicurato sul fatto che avrei potuto tornare a gareggiare”.
L’intervento, le lacrime, la rinascita
L’intervento, eseguito il 20 febbraio dall’équipe di Chirurgia Generale e mini-invasiva del Policlinico di Milano, diretta proprio dal professor Luigi Boni, era complesso, ma è stato un successo: “Siamo intervenuti con una tecnica laparoscopica mini-invasiva – spiega Boni – quindi senza tagli sull’addome, garantendo una ripresa più rapida possibile così che Riccardo potesse tornare ad allenarsi il prima possibile, visti i suoi impegni.
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