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28/04 2025
Salute

Effetto burn-out: come sopravvivere a stress e stanchezza sul posto di lavoro

— Valentina Castellano Chiodo, con la consulenza scientifica di Giovanna Castellini, psicologa

Vi sentite stanchi e stressati al termine del turno di lavoro e avete l’impressione di essere esauriti e svuotati al vostro rientro a casa? Qualcuno vi ha visti spossati e senza forze alla scrivania dell’ufficio, per troppe ore incollati davanti al pc e il vostro capo vi ha parlato di esaurimento sul posto di lavoro? Potrebbe essere la sindrome del burn-out: per capire cos’è e come affrontarla abbiamo fatto alcune domande a Giovanna Castellini, psicologa della Medicina del Lavoro del Policlinico di Milano.


Che cos’è il esattamente il burn-out?
 

In italiano si può tradurre come “sindrome da esaurimento professionale”: è uno stato di esaurimento fisico, emotivo e mentale causato da uno stress prolungato e intenso, spesso legato al lavoro o a situazioni di grande pressione. Quando si è in burn-out, ci si sente stanchi, demotivati, irritabili e senza energia, anche se si cerca di riposare. È importante riconoscerlo e prendersi cura di sé per evitare che peggiori e chiedere aiuto in queste situazioni è fondamentale: sentirsi soli e vivere accusando i sensi di colpa non è sano e non c’è niente di sbagliato nel chiedere supporto quando se ne ha bisogno.

Il termine “burn-out” in inglese significa “bruciarsi” o “spegnersi”. Basta immaginare, in modo figurato, una candela che si consuma: così si può descrivere la sensazione di esaurimento totale di un dipendente o un lavoratore, quell’idea di sentirsi “consumati” dal lavoro o dallo stress. La persona si sente svuotata, senza energie, come se fosse “incenerito o fuso” dall’intenso impegno o dalla pressione.


Come viene diagnosticato il burn-out?

Generalmente si esegue una serie di test al colloquio clinico-psicologico per analizzare la situazione in cui si trova il paziente: è necessario escludere altre condizioni psicopatologiche, ma anche indagare su tutte le aree esistenziali del soggetto. Come descritto da Christina Maslach, la psicologa statunitense nota per i suoi studi sul burn-out, il medico verifica nella persona sempre uno schema ricorrente, ovvero l’insorgenza di uno squilibrio tra le risorse personali, unito alle sempre più pressanti richieste provenienti dall’ambiente esterno (soprattutto lavorative). Questo stato procura al soggetto tre condizioni di malessere sempre comuni: l’esaurimento emotivo (ci si sente sopraffatti e svuotati), la depersonalizzazione (la sensazione di sentirsi scollegati dal proprio corpo, come se si osservasse la propria vita dall’esterno) e la ridotta realizzazione personale.


Cosa porta al burn-out e chi ne soffre maggiormente?

Il soggetto, spingendosi oltre le proprie capacità, fa leva sulla forza di volontà, che lentamente si esaurisce, sino ad arrivare alla resa. Anche la spinta volitiva e motivazionale diminuisce, soprattutto quando i risultati prodotti dal soggetto non sono soddisfacenti, né danno i riconoscimenti voluti. Quindi perduto l’entusiasmo e la sicurezza, il soggetto affetto da burn-out abbandona anche il significato valoriale, cioè l’importanza che aveva riposto sia nella scelta del lavoro, sia nelle proprie abilità professionali. Questa sindrome colpisce principalmente le cosiddette “professioni di aiuto” (i lavori che aiutano le persone) e questo forse giustifica che i casi più frequenti si verifichino nel genere femminile.

 

Cosa fare quando si scopre di soffrirne?
 

Innanzitutto è necessario non temporeggiare rispetto alla comparsa dei primi stati di malessere: non sottovalutare l’insonnia persistente, la svogliatezza e perdita d’interesse prolungata e la tendenza a evitare la fonte che arreca il senso di sgradevolezza e stress. Il burn-out è una condizione che può essere affrontata e gestita con alcuni accorgimenti ai propri stili di vita: è importante non dimenticarsi mai di prendersi cura di sé, imparare a difendersi da situazioni che possono coinvolgerci oltre il dovuto senza adeguate strategie difensive (per esempio iniziando col dedicare del tempo al riposo e al relax) e cercando di ridurre lo stress, imparare a condividere con gli altri la propria condizione di malessere, compresi i colleghi, ed evitare la totale chiusura.


È consigliabile ricorrere ai farmaci per il burn-out?

Il ricorso ai professionisti quali psicologo e psichiatra restano adeguati sia per il corretto inquadramento clinico, sia per un eventuale sostegno psicofarmacologico (deciso in base alla gravità o alla tardiva valutazione), sia per cominciare un percorso di riabilitazione psicoterapeutica volto a recuperare le risorse psicofisiche e sviluppare le cosiddette strategie di coping, intese come situazioni in cui la persona si focalizza a gestire meglio le sue emozioni durante eventi stressanti, per viverle in modo adeguato e gestendo il disagio.  Dal punto di vista pratico è utile, se possibile, allontanarsi temporaneamente dalla fonte di stress ed evitare compiti lavorativi emotivamente coinvolgenti o sovraccaricanti.

Qualche consiglio su come affrontare il BURN-OUT?

  1. Fai delle pause: concediti attimi di relax nella giornata, anche qualche minuto per respirare profondamente oppure fare una passeggiata all’aria aperta e allontanando gli occhi dal pc.
  2. Stabilisci il limite: cerca di non sovraccaricarti di lavoro e impara a dire no quando necessario.
  3. Dedica tempo a te stesso: attività rilassanti, come hobby, sport o anche leggere un libro aiutano.
  4. Punta a uno stile di vita sano: l’alimentazione equilibrata, l’esercizio fisico regolare e un buon sonno sono fondamentali.
  5. Parla con persone di fiducia: condividere sentimenti ed emozioni con amici, familiari o un professionista può aiutarti a sentirti meno solo e a trovare supporto.
  6. Impara a gestire lo stress: la meditazione, lo yoga o la respirazione profonda sono tecniche molto utili.
  7. Sii onesto con te stesso e con gli altri: chiedere aiuto per il burn-out può sembrare difficile, ma è un passo importante e coraggioso. Puoi dire senza sentirti in colpa "Mi sto sentendo stanco e ho bisogno di supporto”.
  8. Se ti senti sopraffatto, cerca un aiuto: prenderti cura di te stesso è la cosa più importante, non esitare a rivolgerti a uno psicologo.
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