
Resilienza e creatività: l'eredità genetica e la lotta di Henri de Toulouse-Lautrec
— Francesca Granata
Nelle botti piccole si dice che si trovi il vino migliore, e questo detto potrebbe riflettere in maniera emblematica la vita e l'aspetto fisico di Henri de Toulouse-Lautrec, uno dei più celebri pittori dell'arte impressionista tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. La sua vita, segnata da una serie di sfide personali e fisiche, è un riflesso di questa metafora, dove la genialità artistica emerse nonostante le difficoltà fisiche che affrontava quotidianamente.
Nato il 24 novembre 1864 ad Albi, nella regione dei Pirenei, Henri de Toulouse-Lautrec proveniva da un'antica famiglia nobile francese che, seguendo la prassi dell'epoca, praticava matrimoni tra consanguinei. Questo matrimonio portò con sé l'eredità di una malattia genetica chiamata picnodisostosi, una condizione rara che colpisce la struttura ossea e determina fragilità ossea e una bassa statura. Ed Henri, con i suoi 152 cm di altezza, la fragilità la incarnava completamente. In adolescenza, proprio a causa della sua condizione, si fratturò entrambe le gambe, un evento che lo condusse a momenti di estrema depressione. Tuttavia questo episodio traumatico segnò anche un punto di svolta nella vita del futuro pittore: le limitazioni fisiche e le conseguenti sfide sociali non solo lo costrinsero a confrontarsi con la sua fragilità, ma contribuirono anche a plasmare profondamente la sua percezione del mondo e la sua prospettiva artistica.
Per tutta la vita Toulouse-Lautrec visse a Parigi, trovando qui la massima ispirazione per le sue opere e la sua arte. Si dedicava principalmente agli aspetti della vita notturna parigina, soprattutto quella ai margini della società. Egli stesso era un assiduo frequentatore di quei luoghi, tanto che si lasciò coinvolgere anche dalle cattive abitudini dell'epoca. A causa delle fratture alle gambe Henri aveva difficoltà a camminare e si spostava con l'ausilio di un bastone. La salute sempre precaria contribuiva poi al suo senso di profonda disperazione, che lo portò a ricorrere all'alcol e ad altre dipendenze. Tuttavia, come accade per molti artisti di rilievo, una profonda sofferenza esistenzialista spesso porta a una visione particolare e innovativa del mondo.
I suoi ritratti catturano l'essenza dei suoi soggetti con una profondità emotiva straordinaria. Opere come La Goulue al Moulin Rouge e Jane Avril sono esempi iconici di questo genere. In particolare, se osserviamo le movenze della ballerina Jane Avril, oltre ad essere affascinati dal tratto e dalla dirompenza dei colori, potremmo notare una sorta di deformità nella figura. Questo accade in molte altre rappresentazioni di Toulouse-Lautrec: quasi come se nella sua arte, oltre a voler catturare la vita notturna parigina e il movimento, ci rappresentasse una parte del suo disagio fisico mettendo nei suoi quadri una parte di sé stesso, così da sentirsi meno discriminato. Anche i volti appaiono spesso con delle linee strane, quasi deformi: la picnodisostosi aveva in effetti lasciato i suoi segni anche sul volto di Henri, dandogli una mandibola piccola e sfuggente che lui cercava di camuffare, facendosi crescere barba e baffi.
Quello di Henri è stato uno studio assiduo e meticoloso del corpo umano, dal quale prese l'ispirazione per la sua vera rivoluzione: i poster pubblicitari, tanto da essere uno dei pionieri nel trasformare le affissioni in una vera forma d'arte. I suoi poster per locali notturni, spettacoli teatrali e caffè-concerto sono diventati celebri per il loro stile vivace e audace. Opere come il manifesto del Moulin Rouge sono considerate capolavori che hanno contribuito a definire lo stile grafico dell'epoca e a rendere iconici luoghi e persone. Attraverso il suo lavoro catturò la vivace atmosfera della Belle Époque parigina, ritraendo con maestria la vita notturna e i personaggi dei caffè-concerto, dei cabaret e dei teatri di Montmartre. Ma catturò anche il suo degrado, la povertà, la depressione e i vizi, che travolsero lui stesso e lo portarono ad una morte precoce all’età di soli 36 anni.
Quella di Toulouse-Lautrec non è l’unica storia di artista rivoluzionario che trae spunto dalle proprie sofferenze fisiche. Quanto l’aspetto della malattia che incontra il genio creativo possono essere l’uno la benzina dell’altro? La sua arte fu audace e innovativa, divenne emblematica di un'intera epoca, lasciando un'impronta indelebile sulla storia dell'arte moderna. La sua resilienza e la sua straordinaria creatività sono un esempio di come la passione e il talento possano superare le sfide più grandi, trasformando la fragilità in forza e la diversità in bellezza.
Articolo tratto dal magazine Blister, storie dal Policlinico per curare l'attesa.