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23/08 2018
Salute

Infezioni ospedaliere, un'emergenza mondiale. Massima allerta sui batteri resistenti agli antibiotici

— di Lino Grossano

Le infezioni ospedaliere sono un'emergenza globale, e l'allerta è massima soprattutto quando sono causate da batteri diventati resistenti agli antibiotici. "Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità - spiega Andrea Gori, direttore delle Malattie Infettive al Policlinico di Milano - nel 2050 le infezioni batteriche sostenute da ceppi multiresistenti saranno 10 milioni, e saranno la prima causa di morte nei paesi industrializzati".

  "Il problema della multiresistenza - spiega l'esperto - è dato proprio dalla cattiva gestione e uso degli antibiotici: le infezioni sono ormai un allarme globale. Si tratta di infezioni che si trasmettono per la stragrande maggioranza per il contatto con le mani. Alcuni pazienti sono colonizzati con questi patogeni, ed è di solito personale medico e paramedico che crea situazioni di epidemia nei reparti perché non osserva comportamenti corretti, come il lavaggio delle mani".

  Nel 2017, prosegue Gori, il centro europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie (ECDC) "ha fatto una visita in Italia proprio per discutere del problema. E ha confermato che la resistenza agli antimicrobici è allarmante e rappresenta una seria minaccia alla salute pubblica su tutto il territorio nazionale". Si tratta di un problema globale, ma l'Italia "è il paese europeo in cui questo problema è più diffuso e più importante", in modo particolare nei reparti di Terapia Intensiva e Geriatria. "Soprattutto con Enterobacteriaceae resistenti ai carbapenemi, Acinetobacter baumanii e Staphylococcus aureus meticillino-resistente che sono diventati iper-endemici, ponendo l’Italia tra gli stati europei con più alti livelli di resistenza".

  E' un problema su cui gli infettivologi "stanno lottando da anni - conclude Gori - e da tempo Regione Lombardia sta lavorando a un piano per affrontare questa emergenza. Ma se il problema non sarà preso da tutti in seria considerazione, il rischio per l’immediato futuro sarà quello di compromettere interventi medici chiave, come trapianti di organo, interventi chirurgici e pazienti critici".