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11/01 2025
Attualità Salute

Lo strano percorso

— Marina Lauro

“Lo strano percorso di ognuno di noi /
che neanche un grande libro un grande film /

potrebbero descrivere mai /

per quanto è complicato e imprevedibile

per quanto in un secondo /

tutto può cambiare niente resta com'è…”

 

Canta così Max Pezzali in una delle sue canzoni più amate dal pubblico di ogni età. Lo strano percorso così diverso, così particolare che ognuno di noi è chiamato ad affrontare e a vivere. Fino ad oggi, io e il mio collega non avevamo nessuna idea di cosa sarebbe successo; poi un tragico incidente ha cambiato tutto. Per sempre. Poteva non succedere, pensavamo che saremmo rimasti lì per sempre, e invece è capitato proprio a noi.

Scusatemi, non mi sono ancora presentato. Sono polmone destro, e siccome sono più socievole parlo anche a nome di mio fratello polmone sinistro. Insieme facciamo parte e siamo i protagonisti dell’apparato respiratorio del nostro umano, che ci custodisce e si prende cura di noi.

Ricordiamo bene la pioggia, la frenata, e i momenti di panico che si sono susseguiti dopo l'incidente. Noi abbiamo fatto il possibile. Il nostro umano non ce l'ha fatta, noi invece, in qualche modo, sì.

Dicono che il corpo è il tempio dell’anima, ed è con dolore immenso che abbiamo dovuto salutare l’anima della nostra persona, con cui siamo rimasti per tutto questo tempo: la nostra casa. Abbiamo corso, siamo andati in montagna a sciare, abbiamo arrancato quando ci ha costretto a provare a fumare, ci siamo emozionati quando ha trattenuto il fiato per delle belle notizie, ci siamo innamorati anche noi quando ha fatto le sue prime conquiste delle vita.

Avremmo voluto più tempo per dirgli addio, ma in questi casi il tempo è preziosissimo e così, di punto in bianco, ci hanno separati. Siamo stati prelevati - si dice così - da una equipe di chirurghi toracici, per essere trapiantati in una nuova casa, un nuovo tempio.

Non abbiamo sentito dolore, i medici sono stati bravi mentre ci mettevano al sicuro nella nostra cassettina con il ghiaccio. Non lo abbiamo dato a vedere, ma eravamo addolorati di lasciare il nostro tempio, e spaventati per il nuovo viaggio ancora così pieno di dubbi. Abbiamo affrontato questo viaggio con sentimenti contrastanti, ma anche positivi; il dolore della nostra vita passata, la paura per la novità, ma anche la fortissima speranza di essere ancora vivi e di poter essere una salvezza per un'altra persona. Una nuova vita per tutti. Un dono incredibile della scienza.

Siamo arrivati in una struttura con una grande scritta in alto: Centro Trapianti. Sì esatto, anche i polmoni sanno leggere, che credevate? Trasformare, modificare, unire, ecco qual era il nostro compito.

Davanti alla porta di ingresso abbiamo visto in una piccola sala d’attesa un po’ di persone sedute. Avevano l’aria preoccupata, stanca e tesa, ma allo stesso tempo abbiamo percepito che erano accomunate da un sentimento fortissimo: la speranza. Erano i parenti della nostra nuova vita. Ci stavano aspettando.

Chi avremmo incontrato dietro quella porta sul lettino verso la sala operatoria? Dentro chi avremmo passato il resto della nostra esistenza? Saremmo stati in grado di ridare felicità? E noi, saremmo stati felici? Chissà come sarà la nostra nuova persona: chissà cosa sente dentro, come si è preparata per questo evento. Avrà paura?

Le vite dei pazienti trapiantati ( e dei loro organi) sono vite stravolte, vite che cambiano drasticamente. Si è sempre se stessi, ma con qualcosa di diverso, che arriva da un altro individuo. Un pezzo di un altro che va accolto, accarezzato, gestito e amato nel corso del tempo. E’ un percorso tanto bello quanto difficile. La vita ti ha dato un altra occasione per essere felice: un dono gratuito che è un connubio tra scienza e fede, tra forza e speranza. Noi polmoni abbiamo paura, e sappiamo che anche il nostro lui/lei ha paura.

Fino al momento in cui non saremo uniti, non siamo altro che due variabili che non si sarebbero mai incontrate, se solo la vita non avesse rimescolato così tanto le carte.

E’ un appuntamento al buio che grida un inno alla vita. 

Veniamo inseriti nella gabbia toracica, uno alla volta, mentre il nostro individuo dorme. I chirurghi affrontano ore e ore di intervento per dare vita a questo miracolo. Sento le loro mani che mi toccano, che mi accarezzano, che mi trasportano, che mi posizionano e mi provano. Ho paura di non funzionare più come prima, ho paura del mio nuovo posto nel mondo, ma poi… poi ti vedo.

Vedo il tuo viso addormentato, vedo il colore della tua pelle e dei tuoi capelli, vedo le tue mani, intuisco la tua età, e mentre mi avvicino al tuo cuore percepisco la tua anima.

Chiudo gli occhi e ripeto con mio fratello ad alta voce:

Per favore respira respira respira

Funziona funziona funziona.

La sala è piena di luce, di attrezzature, di professionisti. Intravedo i pensieri dei chirurghi, la fatica di infermieri e Oss, e gli occhi degli anestesisti che vegliano su di noi. Sta per nascere una nuova seconda vita.

L’umanità dovrebbe prendere esempio da questa sala operatoria così com'è: fare una fotografia, un'istantanea di questo esatto momento, di questa bellissima rosa che è nata dal fango.

 

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Al Policlinico di Milano è stato raggiunto un traguardo davvero significativo: sono stati eseguiti 400 trapianti di polmone. La cifra tonda è incoraggiante, ci trasmette un’idea di compiutezza, ci suggerisce che proprio oggi siamo di fronte a un’équipe la cui expertise permette di ottenere grandi risultati. E sicuramente è così. Ma Mario Nosotti, direttore dal 2018 della Chirurgia Toracica e Trapianto di Polmone dell’Ospedale e professore ordinario di Chirurgia Toracica all'Università degli Studi di Milano, sa che c’è un merito e un lavoro che si sostengono su una lunga sequenza di storie straordinarie, di interventi talvolta pionieristici e di conquiste che hanno reso possibile a ogni singolo paziente di ricevere quella seconda opportunità di vita altrimenti impensabile.

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