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19/11 2024
Salute

Per ogni fine c'è un nuovo inizio

— Marina Lauro

"Dovrò tenerlo per sempre con me questo sacchetto?"

Il dolore di questo interrogativo è come un balsamo che ricopre le ferite di un tessuto lacerato, eppure ancora vivo e pulsante. Ferite d’animo, non solo del corpo.

È questa la domanda che mi hai fatto qualche ora dopo la tua uscita dalla sala operatoria. Ho aspettato a lungo quel ticchettio metallico che produce la barella quando, uscendo dall'ascensore delle camere operatorie, trova luce e caos all'interno del nostro reparto di degenza.

Il suono di quelle ruote è sempre stato per me un segnale di allarme, la campanella che mi richiama all’attenzione: il mio paziente è tornato dal suo 'viaggio'. Ruote che segnano e solcano. Un ritorno che celebra la vita, sì, ma soprattutto il cambiamento.

I medici ti avevano già spiegato tutto sull’intervento e sul confezionamento della stomia, ma io non potevo non accogliere la tua domanda. Ti ho guardata negli occhi profondamente e ti ho detto di sì. Quel "sacchetto" da oggi non avrebbe più dovuto soltanto stare con te, ma diventare una parte di te. Difficile da immaginare, difficilissimo da accettare, durissimo da provare.

Quel sacchetto in realtà si chiama stomia: è un'apertura artificiale che viene creata sull’addome con un intervento chirurgico. E' l'unico modo per consentire la fuoriuscita di urine o feci quando il normale funzionamento delle vie urinarie e dell’ultimo tratto dell’intestino è compromesso. Una salvezza per la vita secondo i medici, una condanna secondo alcuni pazienti.

Non hai detto più nulla, quando ti ho detto che quel sacchetto era per sempre, non mi hai più voluto rispondere. Mi hai guardata anche tu, ti sei toccata il fianco sinistro un po' più in alto e, quando hai scoperto quella pellicola trasparente attaccata a una placca di idrocolloide, hai chiuso gli occhi. E' stato allora che si è innalzato quel muro invisibile che divide la vita nel prima e nel dopo: tu prima della stomia, tu dopo la stomia.

Ne avevamo parlato diverse volte nella tua stanza, so che avresti preferito miliardi di altri per sempre: il per sempre di un amore, il tuo obiettivo di sposarti e avere un figlio, la tua voglia di viaggiare. Questo tuo nuovo per sempre ha l’odore della guarigione, anche se sa di amaro.

Hai 30 anni, lavori a Milano, e proprio ieri mentre guardavamo il Duomo che si intravede dalle nostre finestre mi hai raccontato di quanto tu abbia sperato che quel disegno preparatorio della stomia - fatto dalle nostre stomaterapiste - non diventasse indelebile davvero. Nonostante la rabbia iniziale, in queste settimane di degenza mi hai stupito più volte chiedendomi consigli sulle placche più carine da mettere con la gonna, su quali pantaloni nascondevano meglio l’ingombro, fino a chiedermi se si potesse avere un figlio, una famiglia, una vita felice con la stomia. Ti ho vista aggirarti per i corridoi del reparto con la curiosità di intravedere nelle stanze qualcuno simile a te; so con certezza che avresti voluto riempirlo di domande.

La vita dei pazienti stomizzati è sicuramente più complicata, ma grazie alla ricerca e alle nuove tecnologie è una vita la più normale possibile. Ti ho parlato di alcune sacche che mi piacciono tanto e che ho visto usare nel tempo dai nostri pazienti: impermeabili per poter fare sport e doccia, piccole per andare al mare e più grandi per viaggiare. Ho cercato di cavalcare l’onda di questi spiragli positivi durante la mia assistenza, per farti capire che potevi ancora essere felice.

Non so se ci sono riuscita, non lo so se ti ho convinta. Volevo solo trovare le parole giuste per dirti che devi resistere ancora una volta alla paura e avere speranza e gioia. Gioia di creare nuovi approdi, nuovi legami e nuove partenze. La gioia di un viaggio che continua e un giorno sarà pieno di ricordi di cui essere, appunto, grati. La gioia di scrivere la parola fine, e la gioia di scoprire che è solo un sinonimo di inizio.

Non lasciarti scappare il tuo nuovo inizio, neanche quando ti sembra che la vita possa averti messo al tappeto. Prendi il pennarello delle nostre stomiste e disegna qualcosa di bello, di bellissimo.

 

 

Non è solo un "sacchetto"

L'Ambulatorio di Stomaterapia del Policlinico è dedicato alle persone portatrici di entero- e urostomie. L'obiettivo dell'assistenza per le stomaterapiste è educativo e consiste nel condurre il paziente all'autonomia nella gestione della stomia con il coinvolgimento, se gradito, del care giver o familiare di riferimento. L'attività ambulatoriale consente di seguire gli assistiti nel tempo e di gestire eventuali complicanze. Le stomaterapiste lavorano in un'ottica multidisciplinare con altri professionisti sanitari: chirurghi, urologi, gastroenterologi, oncologi, psicologi, con i quali gli scambi di opinioni e la collaborazione sono quotidiani. L'intento è quello di fornire un'assistenza il più possibile personalizzata che tenga conto delle peculiarità di coloro che usufruiscono del servizio.

 

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