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12/06 2023
Salute

Tumore del rene: ogni anno 13.500 nuovi casi, soprattutto tra gli uomini. Ecco come si scopre e come si può intervenire

— Lino Grossano, con la consulenza scientifica di Giancarlo Albo, urologo

I reni sono grandi poco più di un pugno, così piccoli eppure così indispensabili: sono il vero e proprio filtro del nostro organismo, perennemente attivi per ripulirlo da sostanze di scarto o addirittura tossiche. Spesso non ci accorgiamo di loro se non quando si ammalano. E tra le malattie a cui bisogna fare più attenzione c'è senz'altro il tumore del rene: si contano 13.500 nuovi casi all'anno in Italia, che colpiscono soprattutto i maschi (9mila casi, contro i 4.500 delle femmine). Oggi nel nostro Paese convivono con questa patologia 144mila persone, quindi è una condizione che riguarda una fetta importante della popolazione. Per questo abbiamo chiesto più informazioni a Giancarlo Albo, specialista in Urologia del Policlinico di Milano.

Chi sono le persone più colpite?

L'incidenza di questo tumore aumenta di pari passo con l’età: il picco si verifica nella fascia d’età compresa tra 60 e 70 anni. E' una malattia che può presentarsi in modo estremamente eterogeneo, da forme clinicamente non significative a casi aggressivi che possono portare alla morte del paziente. Il tumore renale colpisce gli uomini con frequenza doppia rispetto alle donne: rappresenta il quinto tumore più frequente nel sesso maschile, e l’undicesimo nel sesso femminile.

Ci sono particolari fattori di rischio per questa malattia? Come possiamo proteggerci?

I due principali fattori di rischio del tumore renale sono l’obesità ed il fumo di sigaretta. Diversi studi scientifici hanno dimostrato una correlazione tra l’obesità e questo tumore, anche se non è ancora chiaro quale sia il meccanismo biologico responsabile. Ci sono però abitudini di vita protettive nei confronti di questa malattia. Sicuramente è positivo avere una moderata attività fisica, probabilmente perché riduce il rischio di obesità, di ipertensione e di insulino-resistenza. Per quanto riguarda l’alimentazione, invece, non ci sono abitudini che siano protettive in modo inequivocabile: alcuni studi hanno valutato l’effetto di una dieta ricca di frutta e vegetali, ma non hanno dimostrato particolari vantaggi sulla prevenzione del tumore al rene.

Come ci si accorge di avere un tumore renale? Ci sono dei sintomi tipici?

La maggior parte dei tumori renali rimane asintomatica e più del 50% dei casi viene diagnosticato per caso durante esami radiologici per altre patologie, ad esempio una semplice ecografia dell’addome. Le forme avanzate ed aggressive, che fortunatamente rappresentano solo il 6-10% dei casi, si possono presentare con quella che gli specialisti chiamano "la triade": dolore al fianco, massa addominale palpabile ed ematuria macroscopica (urine rosse). In casi ancora più rari ed in forme avanzate e metastatiche, si possono presentare vere e proprie sindromi paraneoplastiche, con sintomi vari ed eterogenei: debolezza (astenia), anemia, calo di peso, aumento dei globuli rossi, eccesso di calcio nel sangue, disfunzioni al fegato con ittero e deperimento generale (cachessia).

In caso ci sia il sospetto di un tumore, come si conferma la diagnosi?

Dato che nella maggior parte dei casi la scoperta del tumore è incidentale, spesso nel corso di un’ecografia addominale eseguita per altri motivi, la diagnosi deve essere completata con una TAC dell’addome con mezzo di contrasto o con una Risonanza Magnetica con mezzo di contrasto. Inoltre, è raccomandato lo studio del torace, in quanto la prima sede di diffusione per le metastasi di questo tumore è il polmone. A questi esami radiologici si affiancano esami del sangue, per verificare i livelli di creatinina   spia della funzione renale, per valutare l'eventuale aumento dei globuli rossi, e per conoscere i livelli di lattato deidrogenasi (LDH) e fosfatasi alcalina (ALP), che possono risultare elevati in caso di malattia avanzata. Se c'è il sospetto che la malattia si sia diffusa anche in altre sedi, possono essere indicati anche esami aggiuntivi come la scintigrafia ossea o la TAC dell’encefalo.

Qual è il trattamento raccomandato in caso di tumore renale?

Proprio perché parliamo di una malattia eterogenea, il trattamento può variare: nelle forme confinate e di piccole dimensioni, fino a 4 cm di diametro e a seconda della situazione specifica, le opzioni possono essere l’asportazione chirurgica della malattia con conservazione del rene, i trattamenti di rimozione basati sulle radiofrequenze o sulla crioterapia (detti interventi ablativi) oppure la sorveglianza. Nelle forme più avanzate, ma senza localizzazioni a distanza, il trattamento diventa progressivamente più invasivo, passando dall'asportazione parziale fino a quella totale del rene. Invece nelle forme che hanno dato luogo a metastasi il trattamento associa terapia farmacologica e trattamento chirurgico.

E' strano sentir parlare di 'sorveglianza' di un tumore: sembra quasi suggerire che per il momento non si fa nulla e si sta a guardare. Come stanno invece le cose?

Il concetto di sorveglianza, che può essere preso in considerazione per malattie inferiori a 4 cm di diametro, si basa su due approcci abbastanza differenti tra loro: la sorveglianza attiva e la vigile attesa. Nella sorveglianza attiva la malattia appare non aggressiva al momento della diagnosi, con una remota possibilità di evolvere e di determinare conseguenze cliniche, ed il paziente è in buone condizioni generali, con una lunga aspettativa di vita. Nel caso la malattia rimanga sempre con queste caratteristiche si può, pertanto, considerare l’opzione di evitare un trattamento che possa comportare delle complicanze. Il paziente sarà seguito nel tempo, principalmente con esami radiologici; nel caso la malattia mostri segni di progressione, si passerà subito ad un trattamento attivo. La vigile attesa, invece, è riservata a pazienti con molte patologie che controindichino un qualunque tipo di trattamento attivo; si tratta di pazienti con breve aspettativa di vita in cui non è necessario un calendario di controlli periodici, che saranno eseguiti esclusivamente in caso emergano delle specifiche indicazioni cliniche. In questi casi il paziente arriverà alla fine della sua vita con il tumore renale, ma non a causa del tumore.

Quali tecniche chirurgiche si utilizzano per intervenire sul rene?

Sia la nefrectomia parziale sia quella totale possono essere eseguite con ogni tecnica chirurgica: open (la tradizionale chirurgia 'a cielo aperto'), laparoscopica o robotica, tutte disponibili al Policlinico di Milano. Sia per gli interventi chirurgici parziali sia per quelli radicali, gli studi di confronto tra le varie tecniche hanno evidenziato un vantaggio delle procedure mini-invasive (laparoscopiche e robotiche) rispetto alla chirurgia tradizionale in termini di minori perdite di sangue, minore dolore post-operatorio, degenza e convalescenza più brevi. L’esperienza del centro in cui si effettua l'intervento è comunque fondamentale: diversi studi hanno infatti dimostrato che le complicanze si riducono con l'aumentare del numero dei casi trattati dagli specialisti.

Inoltre, in casi molto selezionati (tumori minori di 3-4 cm in pazienti fragili/con altre patologie) esiste l’opzione di eseguire una termoablazione percutanea del tumore previa esecuzione di una biopsia renale. Tale procedura viene eseguita al Policlinico di Milano dai Radiologi Interventisti in anestesia locale e sedazione e prevede un ricovero di 1 giorno.

Quali terapie sono possibili in caso di malattia avanzata?

La malattia avanzata è rappresentata dai tumori di stadio III o IV. Nei casi di malattia di stadio III (malattie con estensione ai linfonodi o che si estendono ai vasi renali o alla vena cava) il trattamento chirurgico di nefrectomia radicale o di nefrectomia parziale può essere seguito da una stretta sorveglianza clinica o da terapia farmacologica nel contesto di specifici studi clinici. Nei casi di malattia di stadio IV (con estensione al di fuori del rene) la nefrectomia, se tecnicamente eseguibile, rimane comunque uno step che sarà seguito da terapia farmacologica. In questi casi l’approccio vede l’urologo affiancato dall’oncologo.

Come vengono seguiti i pazienti che hanno avuto una diagnosi di tumore renale?

Gli esami costantemente eseguiti sono la TAC o la Risonanza Magnetica dell’addome e del torace insieme agli esami del sangue, con un calendario che varia in base allo stadio di malattia. A questi esami potranno poi essere affiancati ulteriori accertamenti come la scintigrafia ossea, la TAC dell’encefalo o la risonanza del rachide in caso di sospetto clinico che la patologia possa essersi diffusa in altri organi.

Qual è il decorso dei pazienti con un tumore del rene?

Secondo i dati del Registro Italiano dei Tumori, nel 2020 si sono verificati 4.900 decessi per questa patologia: di questi, 3.300 tra pazienti di sesso maschile e 1.600 tra pazienti di sesso femminile. La probabilità di sopravvivere altri 5 anni dopo la diagnosi, condizionata all'essere sopravvissuti ad 1 anno dalla diagnosi, è del 91%; la sopravvivenza netta a 5 anni dalla diagnosi è del 71%.

 

13 Giugno - Giornata Mondiale del tumore al rene