notizia
29/01 2018
Attualità

Blister, storie dal Policlinico per curare l'attesa

— di Lino Grossano

Nasce un nuovo magazine che racconta le persone e le storie che si intrecciano ogni giorno in Ospedale. Realizzata con la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA), contiene racconti, ricette, cruciverba, filastrocche, curiosità, cultura, divulgazione scientifica. Si legge in 40 minuti, e cioé il tempo medio che un utente passa in ospedale, dall'accettazione alla visita o esame, fino all'attesa del referto.


  Al Policlinico di Milano, in una sala d'attesa, si passano in media 40 minuti tra l'accettazione di una visita o di un esame, l'incontro con il medico e l'attesa del referto. Un tempo breve, che coincide con i minuti necessari per leggere Blister.

  "Blister - Storie dal Policlinico per curare l'attesa" è il nuovo magazine dell'Ospedale realizzato insieme ad alcuni studenti della Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Non è un semplice giornale sull'Ospedale, come ce ne sono tanti; ma è una vera e propria rivista di racconti, storie, ricette, cruciverba, filastrocche, curiosità, cultura, divulgazione scientifica. Ogni articolo è breve, per essere letto anche nelle attese più piccole. Testi e racconti sono protagonisti tanto quanto le foto e le illustrazioni originali.


  "Non è una rivista sull'Ospedale, o almeno non è solo questo - spiega il direttore generale del Policlinico, Simona Giroldi, che ha fortemente creduto nel progetto - ma è un magazine sulle persone e sulle storie che si vivono qui da noi ogni giorno. Il Policlinico non è solo cura, ricerca e cultura; è anche l'insieme delle vite che si intrecciano quotidianamente nei reparti, nei corridoi, agli sportelli di prenotazione, nelle sale d'attesa".

  Il nuovo magazine è gratuito; è distribuito in 10mila copie dal 25 gennaio 2018, e sarà accolto da appositi espositori in tutti i punti di maggior afflusso e di passaggio del Policlinico. "Abbiamo appena rinnovato tutti i nostri canali digitali di informazione all'utente, come il sito internet e i profili social - aggiunge Giroldi - ma non ci siamo dimenticati di quanto sia importante anche la carta stampata. Il digitale è un grande strumento per aggiornare sulle ultime novità e in tempo reale; ma una rivista che si può sfogliare fa davvero toccare con mano l'umanità che c'è dietro una visita, un esame, dietro l'incontro tra un paziente e chi si sta occupando di lui, o durante una semplice attesa".

  Sulla copertina della rivista è raffigurato un blister (da cui il magazine prende il nome), ovvero uno di quei contenitori che normalmente contengono i farmaci. Al posto di ogni pillola, però, c'è una farfalla, a rappresentare le storie variopinte (e inattese) che si trovano al suo interno. Fino all'ultima pagina, dove le farfalle saranno tutte libere di volare.

  Nel primo numero si trovano, tra gli altri, un racconto di fantascienza che ha per protagonista Luigi Mangiagalli, un articolo di divulgazione scientifica sulla genetica dell'Alzheimer e un piccolo reportage fotografico sui dettagli architettonici dei Padiglioni del Policlinico. Ma ci sono anche ricette, esercizi per tenersi in forma, recensioni di libri, racconti di viaggio, infografiche sulla salute e interviste. Blister esce ogni 2 mesi, e ospita anche contributi di esperti, come quelli di una nutrizionista e di una specialista in scienze motorie, sport e salute.


Buona lettura!

 

 

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DA BLISTER n.01

 

Una culla da 672mila bambini

di Nino Sambataro

Cronaca di un'avventura inattesa per il prof. Luigi Mangiagalli, fondatore di una delle Cliniche più attive d'Italia per il numero di nascite e per l'assistenza alle donne


Luigi Mangiagalli uscì dall’elegante palazzo in cui viveva, in centro a Milano. Quella mattina aveva un'importante riunione. Era il 15 dicembre, e avrebbero dovuto approvare il bilancio per l’anno 1906. Molta burocrazia, conti, complicazioni… Ogni tanto, scherzando, diceva che gli sembrava di aver fondato un Ufficio del catasto invece di una Clinica ginecologica. Tirò fuori l’orologio dal taschino: erano le 7.30. In perfetto orario, come sempre. Ma lui voleva arrivare prima, per poter iniziare a lavorare subito, senza interruzioni. Si accorse che stava andando a un passo troppo spedito. Rallentò. Non fece in tempo a rimettere l'orologio nel taschino che una luce abbagliante lo investì in pieno. Quando riaprì gli occhi si trovò in mezzo a una via piena di automobili strombazzanti: per poco, una non lo investì. Il conducente lo apostrofò in modo decisamente poco urbano: "Dormi?! Da dove sei uscito, dal circo?". Il professore alzò il suo bastone da passeggio, minacciosamente, verso il pirata. Che cosa voleva dire? Era vestito come al solito, di tutto punto, con tanto di cilindro e cravattino!
Si guardò intorno. In effetti l’altra gente era vestita in modo bizzarro, e molte signore indossavano pantaloni invece di abiti più femminili. Per non parlare delle acconciature! Uomini con i capelli lunghi, e donne dai capelli cortissimi.

Davanti a una bottega vide un’insegna lampeggiante: 8 gradi centigradi, e va bene… ore 7.35 e va bene… 15 dicembre, perfetto… Duemiladiciassette!? Esclamò ad alta voce, mentre tutti i passanti lo guardavano incuriositi. Spaesato, si perse a guardare il mondo futuro. Quasi tutto era cambiato, e s'incamminò rasente ai muri per paura di essere travolto dai bolidi a motore che sfrecciavano a incredibile velocità.

Poi però vide un’immagine in qualche modo familiare, una donna con il pancione. Istintivamente la seguì, e mano a mano le strade diventavano note. Infatti dopo neanche un isolato si trovò davanti alla sua Clinica ginecologica. Beh, quella mattina, per la prima volta, sarebbe arrivato un po’ in ritardo… di circa un secolo! Si tolse il cappello ed entrò. Nella Clinica, a giudicare dal viavai all’ingresso, di partorienti e puerpere ce n’erano ancora tante. Scambiò uno sguardo con un bimbo dagli occhi a mandorla, che sembrava incuriosito dal suo aspetto. Si sorrisero. Poi vide un camice bianco, e lo fermò.

"Scusi, lei lavora qui?"

"Sì, perché?"

"Mi conferma che questa è una Clinica ginecologica?"

"Sì, è la Mangiagalli!" – il medico lo guardava con sospetto.

"Ah, ecco… E qui nascono ancora i bambini?"

"Direi proprio di sì… la chiamano la Culla dei milanesi, nascono circa 6mila

bimbi all’anno"

"Un'ultima domanda… le sembrerà strano, ma mi conferma che siamo nel 2017?"

A quest’ennesima stramberia, il medico gli voltò le spalle e se ne andò.

"Dunque… 6mila bambini all’anno per 112 anni uguale a 672mila bambini…".

Il professore si fermò ancora un attimo nell’atrio della Clinica, guardandosi intorno. Quindi si rimise soddisfatto il cilindro in testa, prima di uscire. "Beh – pensò – il bilancio del 1906 deve essere stato approvato …".