08/01 2014
Attualità Salute

Invalidità civile e tutela lavorativa per le donne affette da endometriosi

— di Lino Grossano

A cura del dottor Giuseppe Leocata
Medico del lavoro – UO Medicina del Lavoro Ospedale Maggiore Policlinico – Fondazione IRCCS Ca’ Granda Milano

Premessa
A seguito di richiesta dell’Associazione Italiana Endometriosi che ha inoltrato i quesiti più frequenti delle donne affette da tale disturbo, essendo la problematica complessa e meritevole di molta attenzione, si è pensato a una trattazione più organica rispetto alla mera risposta ai quesiti.
Preziosa è stata, nella stesura del testo la collaborazione di Gianpaolo Torchio – Referente Servizi Legge 68/99 Provincia di Monza e della Brianza e di Cristiana Brambilla – medico legale Responsabile Sanitario Regionale INCA CGIL, che ringrazio sentitamente.
Non si entrerà nel merito degli aspetti clinici specialistici, ma ci si soffermerà su quelle che sono le prassi correlate alla specifica professionalità del medico del lavoro.
Oltre agli aspetti inerenti alle attività lavorative e alle giustificabili rivendicazioni sociali, le donne affette da endometriosi sollevano comprensibili problematiche rispetto alle difficoltà procreative e alla maternità. Si ritiene, a buon senso, che l’impatto globale della scelta di un’eventuale fecondazione assistita o di altre simili – seppur molto rilevanti – non rientrino in quanto tali e in prima istanza nel campo della medicina del lavoro e della medicina legale, né tra le problematiche da affrontare a cura degli Enti che gestiscono le procedure per gli avviamenti lavorativi mirati ex L.68/99.
Lo stato di invalidità civile, lo stato di handicap e le capacità lavorative

Lo stato di invalidità civile

Definizione
Lo stato di invalidità civile, nell’ambito delle Commissioni Invalidi Civili e della medicina legale, è riferito a soggetti con minorazioni congenite o acquisite (compresi gli esiti permanenti di infermità fisiche, psichiche e/o sensoriali che comportano un danno funzionale permanente), la cui capacita’ lavorativa (‘generica’ e ‘astratta’ e stabilita e valutata soltanto per soggetti in età lavorativa) sia ridotta di almeno 1/3 o che, se i soggetti sono minori di 18 anni, abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie della loro età.
Gli accertamenti relativi all’invalidità civile vengono effettuati, su richiesta dei cittadini, dalle Commissioni di Prima Istanza per l’Invalidità Civile presso le Aziende Sanitarie Locali per verificare e definire:
a) sussistenza dei requisiti per il riconoscimento di invalidità civile, cecità civile, sordità
b) in alternativa, per i minori, sussistenza dei requisiti fisici per il diritto alla indennità di frequenza
Contestualmente, alle Commissioni può essere richiesto di esprimersi rispetto a:
c) stato (situazione) di handicap (ex L.104/92) riferito a:
1) natura e consistenza di minorazione,
2) difficoltà del portatore di handicap,
3) necessità di intervento assistenziale permanente
4) capacità complessiva individuale residua
d) riconoscimento di disabilità (ex L.68/99 “norme per il diritto al lavoro dei disabili”) attraverso una analisi funzionale della persona orientata ad individuare le potenzialità occupazionali.

Modalità di richiesta
La persona che intende avviare le pratiche per il riconoscimento dell’invalidità civile si consulta, in prima istanza, con il suo medico curante, circa la sua patologia e l’entità di questa (se, cioè, ad avviso del medico questa sia meritevole di riconoscimento da parte della Commissione per l’Invalidità Civile) e chiede a questo il supporto per l’avvio della domanda.
Dal 1° gennaio 2010, la domanda volta ad ottenere i benefici in materia di invalidità civile, handicap e disabilità deve essere inoltrata all’INPS anziché alla ASL, esclusivamente per via telematica (on line) collegandosi al sito www.inps.it e accedendo all’applicazione InvCiv2010, anche attraverso il supporto di un patronato abilitato.
L’inoltro della domanda prevede l’assegnazione di un PIN che il cittadino può utilizzare sia per presentare la domanda sia, successivamente, per verificare lo stato della propria richiesta. Il nuovo sistema organizzativo e procedurale si ispira al principio della trasparenza; la gestione telematica consente infatti la tracciabilità delle domande, durante tutte le fasi del procedimento.
Il cittadino che intende presentare domanda per il riconoscimento dello stato di invalidità civile, handicap e disabilità deve:
– Recarsi da un medico abilitato alla compilazione telematica del certificato medico che attesti le infermità invalidanti. Una volta compilato il certificato on line a cura del medico (certificazione non in convenzione col SSN e quindi soggetta a pagamento), la procedura genera una ricevuta che il medico dovrà stampare e consegnare al cittadino. La ricevuta reca anche il numero di certificato che il cittadino dovrà poi riportare nella domanda (il cittadino ha 90 giorni per presentare la domanda). Il medico provvede alla stampa e al rilascio del certificato medico firmato in originale che il cittadino dovrà comunque esibire all’atto della visita.
– Richiedere il PIN personale oppure, più semplicemente, rivolgersi a un Patronato abilitato che, gratuitamente, provvederà all’inoltro della domanda.
– Con il PIN personale, il cittadino può presentare la domanda on line accedendo alla procedura disponibile sul sito dell’Inps. Per redigere la domanda bisogna compilare il modello on line con i dati anagrafici, abbinare ad esso il numero di certificato (compilato precedentemente dal medico), entro 30 giorni dal rilascio del certificato stesso. In caso di delega al Patronato, questo provvederà automaticamente a tutte le procedure di avvio della domanda.
A buon senso, si consiglia alle donne affette da endometriosi, di prendere atto del consiglio del medico curante e dello specialista ginecologo che le segue in merito sia all’entità della patologia sia all’opportunità di avviare la pratica del riconoscimento della invalidità civile, creandosi magari delle aspettative che possono rimanere deluse (non per un giudizio troppo restrittivo della Commissione bensì per i vincoli e i limiti della attuale normativa che regola la materia) e distogliendo l’attenzione da richieste e obiettivi che, nel proprio ambiente di lavoro, potrebbero tutelarle maggiormente, come di seguito sarà descritto.

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