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01/02 2013
Attualità

Nutrigenomica, alimenti funzionali e prevenzione di malattie croniche

— di Lino Grossano

contributo a cura di Monica Fornari, relatrice al convegno su Alimentazione come prevenzione nelle malattie neurogenerative, cardiovascolari e metaboliche, organizzato da Y-Stem e che ha riunito gli esperti al Policlinico di Milano

L’importanza degli alimenti di origine vegetale nella dieta umana è stata evidenziata dallo studio pioneristico Lyon-Diet, che ha portato alla formulazione del cosiddetto Paradosso Francese (Renaud and de Lorgeril, 1992). Questo studio mostra come in Francia, nonostante un elevato consumo di grassi paragonabile ad altri paesi del Nord Europa, ci sia una bassa mortalità per malattie coronariche dovuta ad un regolare e moderato consumo di vino rosso. Da allora, molti studi epidemiologici hanno rilevato che il consumo di frutta e verdura è associato ad una riduzione di malattie cardiovascolari, obesità e diabete di tipo 2. Tuttavia gli studi epidemiologici possono solo mostrare un’associazione tra un fattore preventivo e la bassa incidenza di malattie, ma non una relazione causa-effetto. Questa può essere dimostrata utilizzando la nutrigenomica, il cui scopo è quello di applicare a modelli animali gli strumenti di genomica per identificare geni e proteine regolati dai nutrienti. L’approccio della nutrigenomica consiste nello studio dell’effetto di specifici nutrienti/bioattivi nel contesto dell’alimento in cui naturalmente si trovano, cioè insieme a metaboliti, enzimi, fibre, che possono costituire fattori esterni in grado di modificare la biodisponibilità e bioattività dei composti stessi. Per dimostrare l’effetto benefico delle specifiche classi di bioattivi, è necessario ottenere dei cibi modello, cioè cibi vegetali isogenici che variano solo nella quantità dei bioattivi, da testare in studi con animali e, successivamente, in trials clinici.
Nel nostro laboratorio presso l’Università degli Studi di Milano sono state ottenute, tramite incrocio classico, due linee di mais isogeniche: una linea di mais con accumulo di antocianine nei semi ed una priva di antocianine. Semi ricchi di antocianine (mais blu) e semi senza antocianine (mais giallo) sono stati utilizzati per la dieta di due gruppi di ratti; questo studio ha mostrato come, in ratti che si cibavano di mais ricco in antocianine, l’area di tessuto cardiaco danneggiato in seguito ad ischemia fosse ridotta del 30% rispetto a quella di ratti che si cibavano di mais giallo (Toufektsian et al., 2008). Inoltre, è stato dimostrato che la cardioprotezione è associata ad un aumento sia di livelli di glutatione miocardico sia di livelli di omega-3 nel sangue; questo suggerisce che la dieta ricca in antocianine modula le difese antiossidanti cardiache e la conversione in acidi grassi omega-3 (Toufektsian et al., 2010). Un secondo esempio di cibo modello è rappresentato dall’arancia Moro di Sicilia, naturalmente ricca in antocianine, proveniente dal Centro di Agrumicoltura di Acireale (CT). Gli effetti dell’arancia Moro e dell’arancia comune Naveline (senza antocianine) sono stati valutati in studi con topi in dieta standard e in dieta ricca di grassi.
I risultati ottenuti in collaborazione con l’IEO di Milano rivelano che il succo di arancia rossa, ma non il succo di arancia comune, somministrati a due gruppi di topi al posto dell’acqua, riducevano significativamente l’aumento di peso e l’accumulo di grasso, quindi, in generale, l’obesità indotta dalla dieta ricca di grassi. Inoltre, il profilo di espressione genica nel tessuto adiposo di topi in dieta ricca di grassi, ma che bevevano succo di arance moro era simile a quello di topi in dieta standard; questo indica che le antocianine annullano l’effetto della dieta ricca di grassi sul profilo trascrizionale.
Lavori futuri ed attualmente in corso nel nostro laboratorio prevedono l’utilizzo di linee di mais con accumulo crescente di antocianine per valutare la dose-risposta, l’influenza della matrice alimentare in cui le antocianine si trovano sulla biodisponibilità e sull’effetto benefico, il loro meccanismo di azione mediante esperimenti con sistemi cellulari ed il potenziale ruolo delle antocianine nel combattere malattie croniche nell’uomo (trials clinici).