Intervenire sugli 'occhi sporgenti' nella malattia di Basedow-Graves



La malattia di Basedow-Graves è una patologia autoimmune che colpisce la tiroide: chi ne soffre sviluppa ipertiroidismo, gozzo, problematiche agli occhi e alla pelle. L'ipertiroidismo consiste in un 'super-lavoro' patologico della tiroide, che porta a sintomi come irritabilità, debolezza muscolare, problemi di sonno, un battito cardiaco accelerato e perdita di peso. Molti pazienti con questa malattia (25-80%) sviluppano anche problemi agli occhi: il tipico sintomo è l'esoftalmo (chiamato anche oftalmopatia di Graves oppure orbitopatia basedowiana), una condizione in cui il bulbo oculare viene spinto verso l'esterno provocando i tipici 'occhi sporgenti'.

Il trattamento di questa malattia richiede la collaborazione e la sinergia di diversi esperti, che possano occuparsi sia della tiroide (da cui origina la patologia) sia dei sintomi che si sviluppano, primi su tutti quelli agli occhi. In particolare, per conoscere il percorso di cura dei sintomi oculari nella malattia di Basedow-Graves abbiamo consultato Claudio Guastella, referente insieme a Mario Salvi del Centro di riferimento per la diagnosi e la cura dell'orbitopatia basedowiana del Policlinico di Milano.


Quali sono le cause di questa patologia?

Le cause esatte in realtà non sono ancora del tutto chiare: si pensa siano coinvolti sia fattori genetici che fattori ambientali, e si sa che ci sono più probabilità di ammalarsi se un familiare ne ha già sofferto. La malattia di Basedow-Graves colpisce 1 persona su 200 ed è molto più frequente nelle donne rispetto agli uomini, con un esordio dei sintomi che spesso si verifica tra i 40 e i 60 anni. Sappiamo che la malattia può rimanere silente finché non si verifica una 'causa scatenante', che può essere un evento stressante, un'infezione o una gravidanza; sappiamo anche che il fumo di sigaretta aumenta il rischio di ammalarsi, e può peggiorare i problemi agli occhi.


Perché la malattia causa anche gli 'occhi sporgenti'?

L'esoftalmo compare in circa il 50-80% dei pazienti, ma ancora non si conoscono le ragioni per cui si associa all'ipertiroidismo. Dato che la malattia di Basedow-Graves è autoimmune, sappiamo che il sistema immunitario del paziente 'aggredisce' la sua tiroide con degli specifici anticorpi; un'ipotesi è che questi stessi anticorpi colpiscano anche i muscoli degli occhi (così come il grasso e il tessuto connettivo che lo circondano), provocandone l'infiammazione e l'ingrossamento, e di conseguenza anche lo spostamento del bulbo oculare. Questo spostamento a sua volta può provocare strabismo, diplopia (visione doppia) e a volte la retrazione delle palpebre, che può arrivare ad impedirne la chiusura completa.

Il grado di coinvolgimento delle strutture oculari nell'orbitopatia di Graves è molto variabile: può essere molto lieve (rilevabile solo con un attento esame clinico) ma può arrivare anche a condizioni particolarmente serie, che comportano gravi disturbi della funzione visiva e importanti alterazioni del volto.


Si può prevenire e curare questo esoftalmo che porta agli 'occhi sporgenti'?

Purtroppo, non conoscendo le cause della malattia non è al momento possibile prevenire questo esoftalmo. Abbiamo però diverse armi a disposizione per controllare i sintomi che ne derivano. E' di fondamentale importanza sottoporsi a controlli costanti, perché solo così si può tenere sotto controllo la patologia, ma soprattutto si può intervenire al momento giusto.

Quando il coinvolgimento degli occhi è ancora allo stadio iniziale può essere utile proteggerli dal sole e dal vento, così come fare uso di lacrime artificiali o gel lacrimali.
Quando invece i muscoli degli occhi risultano già infiammati oppure compare la diplopia, e cioè una 'visione doppia', è prevista una terapia immunosoppressiva con farmaci corticosteroidi. Questa terapia può migliorare i sintomi e prevenire l'evoluzione dell'oftalmopatia, che quindi rimane sotto controllo.
Nelle fasi più avanzate, però, è possibile che l'ingrossamento dei muscoli oculari e lo spostamento del bulbo comprimano anche il nervo ottico, causando ulteriori problemi alla vista: in questi casi si può procedere con un intervento chirurgico di decompressione orbitaria, per evitare problemi più gravi che possono arrivare addirittura alla cecità.


Come funziona l'intervento di decompressione orbitaria?

L'orbita, e cioè lo spazio in cui è ospitato il bulbo oculare, è una struttura rigida: per questo non riesce ad adattarsi quando l'infiammazione fa gonfiare i muscoli oculari. E questi muscoli, dato che l'orbita non può allargarsi, spingono l'occhio verso l'esterno creando l'esoftalmo.
L'intervento chirurgico mira quindi a modificare le pareti dell'orbita per aumentare il volume che è capace di accogliere: in questo modo il bulbo oculare e i suoi muscoli trovano più spazio, si riduce la spinta verso l'esterno e si riduce anche la compressione sul nervo ottico, migliorando anche i problemi di vista.
L'intervento chirurgico è l'unica opzione disponibile nei casi più gravi, e cioè quando è coinvolto anche il nervo ottico; operare significa ridurre la pressione su questo nervo e ripristinarne la funzionalità, migliorando quindi la capacità visiva ed evitando conseguenze più gravi come la cecità.


Qual è il percorso di cura attivo al Policlinico di Milano?

Il Centro di riferimento per la diagnosi e la cura dell'orbitopatia basedowiana del Policlinico si occupa della valutazione multidisciplinare e di impostare trattamenti su misura per ogni paziente. Qui lavorano in collaborazione endocrinologi, otorinolaringoiatri e oculisti, che insieme ai chirurghi dell’orbita sono in grado di fare una diagnosi precoce completa e di attivare trattamenti personalizzati ed efficaci. L’équipe è specializzata nel trattamento della patologia tiroidea ed orbitaria (sia negli adulti che nei bambini) e in particolare nell’eseguire interventi di decompressione orbitaria, chirurgia palpebrale e chirurgia dello strabismo.



Aggiornato alle 10:53 del 06/08/2020