
"E adesso dimmi... di che colore ti senti?"
— Marina Lauro
Reparto di Pediatria
-Pensieri andando verso la stanza 10-
Lo ammetto, e mi costa parecchio confessarlo: la mia divisa non mi piace per niente. Sono un oss, un operatore socio sanitario, e qui in Ospedale indosso una casacca grigio scuro.
Il colore che ci hanno assegnato è troppo spento, poco allegro. Insomma, non me lo sento "addosso" come vorrei.
Non ne ho mai parlato con i colleghi; alcuni penserebbero che sono un po' matta e che in fondo è solo un colore come un altro. Ma è davvero così?
Un colore invece dice tanto, tantissimo... già da bambini ci insegnano a riconoscere i colori primari, i secondari, quelli caldi e quelli freddi, per poi arrivare alle sfumature. Adoro le sfumature!
Impariamo poi con il tempo ad associare a questi colori gli oggetti, gli avvenimenti... e infine le nostre emozioni o stati d'animo, addirittura i modi di essere. Vi è mai capitato?
Quante volte ci sentiamo dire "Oggi ho passato una giornata nera..."? Ci viene naturale dare al colore nero un significato emotivo negativo, e facciamo lo stesso con il rosso per l'amore, con il verde per la speranza.
Da quando lavoro in Pediatria mi è capitato spessissimo di guardare quel piccolo paziente oltre la porta della stanza e di chiedermi, e di chiedergli (ogni volta che ho potuto) "Di che colore ti senti?". Sì, proprio tu, dietro quell'oblò della stanza 1, o 3, o 5... con il contrassegno della giraffa, dell'elefante, del cane o del koala. Di che colore ti senti oggi?
No, non parlo del dolore che magari provi. A misurare quello ci pensano già gli infermieri, con una scala da 1 a 10. Io invece vorrei sapere di che colore ti senti dentro di te.
-Pensieri dentro la Stanza 3-
Ciao... La giornata è andata bene, dai... Tutto ok. Oggi ho fatto il ciclo di antibiotico e la dottoressa mi ha detto che se continuo così settimana prossima torno a casa.
E' passata un'operatrice del reparto a rifarmi il letto e mentre chiacchieravamo mi ha fatto una domanda un po' strana. Mi ha chiesto di che colore mi sentivo oggi. Gli ho detto che mi sentivo nero. Perché ho 14 anni e per colpa della fibrosi cistica mi sto perdendo un sacco di cose fuori dalla stanza che vorrei fare. Ma poi, quando è andata via ci ho pensato un attimo e ho deciso che in realtà mi sento anche un po' giallo: perché sento dentro di me la speranza di stare meglio e di uscire presto. Ma a te ti hanno mai fatto questa domanda?
Chissà se le persone che "stanno fuori" sanno quanto è pesante questo tempo sospeso, soprattutto per noi ragazzi.
-Pensieri dentro la stanza 7-
Oggi mi sento bianca. Non bianca di nome, ma bianca come colore.
Sono ricoverata per un'infezione da diversi giorni e mi sento in attesa di qualcosa che deve arrivare. Come se fossi un foglio bianco dove i dottori tra poco scriveranno qualcosa che forse cambierà la mia vita. Sono in attesa, e questa attesa bianca mi lascia piena di paure. Chissà se anche gli altri ragazzi dietro le altre porte nel corridoio sentono quello che sento io.
Per via di Covid non abbiamo neanche più spazi comuni per condividere qualcosa...
Il bianco di oggi rappresenta anche la mia solitudine.
-Pensieri dentro la stanza 10-
Sono felice. Se passasse ancora l'oss dell'altro giorno, che mi ha chiesto di che colore mi sentissi... le direi che io mi sento fucsia, di un bel colore raggiante (questa parola esiste?): perché finalmente mi dimettono. Posso uscire insieme alla mia mamma e tornare alla mia vita. Che fatica stare in questa stanza... così piccola... senza la mia cameretta, i miei giochi e le mie cose. Mi sono sentita per molti giorni grigia, marrone, e a tratti nera. Ma oggi sono così, del colore di un tulipano!
-Pensieri fuori dalle stanze-
E così, il corridoio della Pediatria mi ha dato modo di trovare dentro queste stanze tanti colori. Da quando lavoro qui, con questi piccoli pazienti, ho imparato il significato del silenzio e l'importanza delle azioni, che per i bimbi valgono più di tante parole.
Ma soprattutto ho imparato il valore del tempo: a volte il nostro migliore alleato, altre il peggior nemico. Il tempo di studiare, il tempo degli amici, il tempo dei primi amori, il tempo della prima gita a scuola, il tempo della festa di compleanno; i nostri bimbi sono sospesi tra questo tempo e la loro ospedalizzazione.
Non è facile riempire gli spazi, le attese, i silenzi.
Ho impressa nel cuore l'immagine di M. (16 anni, fibrosi cistica) che durante il ricovero creava e disegnava con la mamma tutto il giorno. Mi ha detto una mattina: "Il tempo è prezioso, non voglio sprecarlo. Se proprio devo stare qui, tanto vale fare qualcosa di bello...".
Ha ragione.
Nella sua naturalezza di ragazzina mi ha donato un grande insegnamento, che ha come nemico principale la fretta. Dovremmo ricordarcelo sempre. Il tempo è davvero un dono ed è tutto nelle nostre mani. Probabilmente il tempo, se avesse un colore, sarebbe rosa.