4 mila nuovi casi di HIV ogni anno. I "sommersi", che non sanno di essere infetti, sono un ulteriore 30%



hiv


In Italia sono circa 4 mila l’anno le nuove diagnosi di HIV, un numero che sostanzialmente non è mai calato negli anni. A questo dato si aggiunge un ulteriore 30% di casi “sommersi”, ovvero di persone sieropositive ma che non sanno ancora di esserlo. Oggi, il numero di pazienti HIV positivi è statisticamente più alto nei maschi tra i 25 e i 29 anni, anche se in media scoprono la diagnosi solo intorno ai 39 anni (le donne a 36), ben 10 anni dopo. “Più di 8 volte su 10 il contagio avviene con rapporti non protetti” spiega Andrea Gori, direttore dell’Unità di Malattie Infettive del Policlinico di Milano, “ma il preservativo resta uno dei mezzi principali di prevenzione dell’infezione”.


L’esperto incontra spesso i ragazzi dei licei: “E’ importante parlare con loro di prevenzione perché, pur sostenendo di praticare una sessualità libera, dicono di non parlarne né con i genitori né con gli insegnanti”. A loro consiglia innanzitutto l’utilizzo del preservativo. E poi di fare il test, reperibile in farmacia a pochi euro, che permette di conoscere subito l’esito in modo da poter eventualmente iniziare la terapia il prima possibile.

Un'altra straordinaria arma contro l'HIV, ancora poco conosciuta, è la profilassi pre-esposizione, per gli amici semplicemente 'PrEP'. Consiste in una compressa contenente due farmaci antiretrovirali che può essere prescritta alle persone sieronegative (quindi senza infezione da HIV) che prevedono di avere rapporti promiscui, e che per questo sono potenzialmente a rischio. La PrEP è una sorta di 'preservativo farmacologico', che crea una barriera virtuale alla diffusione del virus. "Questa terapia funziona praticamente al 100% se assunta correttamente".

Come tutte le armi, però, anche la PrEP ha un doppio taglio. Se da una parte è in grado di prevenire il contagio, e quindi di portare a un netto calo per i nuovi casi di HIV, dall'altro potrebbe far abbassare la guardia a chi la utilizza, aumentando di fatto i comportamenti sessuali a rischio e aprendo la strada alle altre malattie a trasmissione sessuale, prima su tutte la sifilide.

Per questo, accanto alla PrEP, continua ad essere importantissima anche l'arma della prevenzione. Quali sono le strategie da adottare per ridurre i contagi? "In sostanza - risponde Gori - sono due i punti fondamentali: il primo è allargare l’offerta gratuita del test per l’HIV al maggior numero di persone. Il secondo è poter trattare le persone che risultano positive il prima possibile, per massimizzare l'effetto delle terapie. E' un programma che è già stato applicato in alcune realtà metropolitane, e si è visto che è molto efficace nel ridurre l'incidenza della malattia. I farmaci di cui disponiamo oggi sono così efficaci da rendere le persone sieropositive non più contagiose: una cosa che alcuni anni fa era quasi impensabile. Per questo è importante trattare precocemente tutte le persone che risultano positive. Il problema, però, rimane quello del sommerso: se una persona si infetta ma non fa il test, svilupperà la malattia in media entro i prossimi dieci anni. Un tempo lunghissimo, durante il quale potrebbe contagiare numerose altre persone".

"L'obiettivo - continua Gori - è permettere di ridurre le nuove infezioni, solo azzerando il numero delle nuove infezioni sarà possibile arrivare ad un controllo dell’infezione da HIV. E' però necessario che aumenti il numero di persone che fa il test, perché è fondamentale conoscere il loro stato di salute e accedere alle cure il prima possibile. Stiamo parlando di un progresso che era inimmaginabile solo pochi anni fa, capace di cambiare per sempre la prospettiva di vita ma anche la vita di relazione. Conosco migliaia di persone che si erano negate una vita di coppia per paura di contagiare il partner. Possiamo dire serenamente che oggi non è più così".


"Per questo - conclude l'esperto - la strategia migliore è sempre un programma di prevenzione combinato, che affianchi la PrEP a regolari test per la sieropositività. Inoltre, non bisogna mai dimenticare l'importanza di sostenere l'uso del preservativo, iniziando con i ragazzi delle superiori. Il consiglio che do sempre a loro è anche quello di fare l'auto-test, reperibile in farmacia a pochi euro: permette di conoscere subito il risultato in modo da poter eventualmente iniziare la terapia il prima possibile. Un ventenne sano che inizia la terapia antiretrovirale, che oggi consta di una sola compressa al giorno, ha un’aspettativa di vita praticamente normale".



Aggiornato alle 12:17 del 05/12/2022