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28/10 2025

Per sempre nella memoria: i più bei monumenti funebri dei benefattori del Policlinico di Milano al Cimitero Monumentale

— di Valentina Castellano Chiodo

Non solo ritratti per ringraziare i benefattori, ma anche la promessa di un ricordo che durerà in eterno.

Avviene così da secoli al Policlinico di Milano, che nel testamento di molti milanesi (e non solo) si legga spesso di una ingente donazione dedicata all’Ospedale. In cambio c’è la richiesta di una tomba e il desiderio di essere ricordati per sempre. Nel patrimonio dell’Ospedale infatti c’è un particolare tipo di beni artistici, rappresentato proprio dai monumenti funebri, posti in maggioranza nel prestigioso Cimitero Monumentale di Milano. L’Ospedale, in quanto unico erede o per espressa volontà del defunto, oltre ad ereditare il patrimonio e gestire i proventi dei benefattori spesso rileva dal testamento anche la responsabilità della manutenzione della tomba se già esistente e, in alcuni casi, dell’intera realizzazione della sepoltura.

Si tratta di imprenditori e artigiani, di intellettuali, commercianti, ma anche di gente comune, spesso persone rimaste sole e senza figli o parenti prossimi, che in qualche modo sono legati all’ospedale, tutti certamente accomunati dall’intento di aiutare, con i propri beni, i sofferenti e la scienza. Sono nati da queste volontà eleganti monumenti funerari ed eclettiche edicole di famiglia, che sin da subito hanno assunto un significativo valore per l’arte lombarda. Nell’ultimo quarto del XIX secolo e soprattutto negli anni compresi tra le due guerre mondiali infatti è stato realizzato un numeroso gruppo di tombe, vere e proprie opere d’arte, che hanno visto impegnati scultori come Paul Troubetzkoy e Antonio Labus, Giulio Branca e Achille Alberti o Giannino Castiglioni e architetti quali Luca Beltrami, Augusto Alpago e Giò Ponti, compresi i primi ritratti in fotoceramica.

Si contano ben 181 monumenti funerari dei benefattori dell’antico ospedale lombardo, che ancora oggi ha l’onere della loro manutenzione: i sepolcri in prevalenza al Monumentale di Milano, ma anche in altri cimiteri vicini e addirittura anche fuori regione, sono adornati in molteplici casi da pregevoli gruppi scultorei, oppure presentano linee architettoniche progettate da architetti di grido e ispirate agli stilemi del momento, dall’eclettismo, al liberty, al razionalismo.

Nella gallery alcune delle tombe più iconiche dei benefattori nel cimitero milanese come quella di Annetta Bososio, che sembra dormire fra un letto di rose e leggiadre lenzuola, c’è quella dei coniugi Delfinoni dal basamento in granito e con i due crocifissi in marmo bianco di Carrara scolpiti e ornati da manufatti bronzei con fiori, palme e fronde intrecciate, c’è il monumento della famiglia Moneta dove una donna che incarna la Beneficenza che abbraccia gli ammalati e quella che rappresenta la Rassegnazione, nel Monumento di Emma Ulrich Villa. Ci sono poi le edicole della famiglia Quaglino con l’allegoria della Scienza, il ricco tempietto della famiglia Zonda, piccolo capolavoro dell’eclettico scultore Alfonso Mazzucchelli, quello della famiglia Sesana, con una bianca Invocazione, una donna in marmo dalle forme sinuose che tende le braccia al cielo e complessi scultori interessanti, come nell’edicola della famiglia Macchi-Sommaruga, dove la morte viene esorcizzata con la scelta di rappresentare Il trionfo della Fede sul Dubbio.

 

Il Policlinico di Milano in occasione della ricorrenza del 2 novembre pone omaggi floreali in ricordo della generosità dei benefattori che hanno pensato all’Ospedale in quell’ultimo gesto di solidarietà per la cura degli ammalati e la ricerca.
Il Cimitero Monumentale è considerato un vero e proprio “museo all’aperto” dove, oltre le tombe dei nobili benefattori, è anche possibile visitare quelle di numerosi medici, che riposano nelle cappelle, lungo i viali e nel prestigioso Famedio, destinato ai personaggi illustri, come Carlo Forlanini, Maria Montessori Ersilia Bronzini Majno, considerata la prima donna italiana a entrare nel Consiglio d’Amministrazione di un grande ospedale, proprio il Maggiore di Milano, oggi denominato Policlinico di Milano. 

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