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01/08 2025
Attualità Salute Ricerca

#RASSEGNASTAMPA. Giorgio Fiore spiega perché a volte le parole ci sfuggono su La Repubblica e ai microfoni di RaiRadio1 e Sky TG25

— di Ilaria Coro, con la consulenza scientifica di Giorgio Fiore, neurochirurgo del Policlinico di Milano

Il Policlinico di Milano e l'Università degli Studi di Milano nel team internazionale che studia i meccanismi della memoria verbale: Giorgio Fiore – neurochirurgo dell’Ospedale e primo autore dello studio pubblicato su Brain Communications – ne parla su La Repubblica e ai microfoni di RaiRadio1 e Sky TG25.

Quando ci sfugge una parola che conosciamo bene, spesso diciamo che è "sulla punta della lingua". È un fenomeno comune, ma il motivo per cui accade non è mai stato del tutto chiaro. Oggi una ricerca internazionale, a cui hanno contribuito anche i ricercatori del Policlinico di Milano e dell’Università degli Studi di Milano, getta nuova luce sui meccanismi cerebrali che regolano la memoria verbale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista scientifica Brain Communications e mostra come la capacità di ricordare le parole sia legata non solo all’ippocampo – da sempre considerato il fulcro della memoria – ma anche a una rete complessa di aree corticali. Informazioni utili per fornire nuovi bersagli per future terapie neuromodulanti, come la stimolazione cerebrale.

Visto l’argomento di grande interesse, le testate La Repubblica, RaiRadio1 e Sky TG25 hanno chiesto a Giorgio Fiore, specialista della Neurochirurgia diretta dal Prof. Marco Locatelli dell’Ospedale e primo autore del lavoro, di spiegare meglio cosa succede nel cervello quando ci “manca una parola”.

«E’ come se il cervello organizzasse un’elezione: la corteccia propone alcune parole candidate, e l’ippocampo seleziona quella che ha le connessioni più forti. A volte, però, a vincere è il termine sbagliato. E anche se sappiamo che non è quello giusto, il cervello continua a proporcelo, impedendoci di arrivare al termine corretto» spiega Giorgio Fiore.

Questa scoperta è importante per comprendere meglio i meccanismi della memoria nelle persone sane e nelle fasi iniziali del decadimento cognitivo. «Dimenticare le parole – commenta Fiore – non è necessariamente un segno di demenza. Spesso è legato a fattori transitori come stress, multitasking o mancanza di sonno, che compromettono la formazione di memorie robuste». La buona notizia è che alcune aree del cervello mantengono la capacità di rigenerarsi: un’attività fisica regolare, ad esempio, può contribuire a mantenerle attive.

«Questa pubblicazione – conclude Fiore – rafforza il ruolo del nostro team nella comprensione dei circuiti cerebrali della memoria. Il nostro obiettivo è continuare a indagare questi meccanismi, anche in vista di future applicazioni cliniche, come la stimolazione cerebrale mirata per migliorare le funzioni cognitive».

 

Leggi su La Repubblica l'intervista a firma di Elena Dusi

La repubblica

 

Ascolta la puntata del podcast di "Progetto Salute" di RadioRa1 condotto da Viviana Verbaro

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Guarda la puntata di "8 secondi" di Sky TG25 condotta da Alessio Viola

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Link alla pubblicazione su Brain Communications:

Cortico-hippocampal networks underpin verbal memory encoding in temporal lobe epilepsy

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