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17/04 2023
Salute

Ansia: che cos'è, da dove nasce e come guarirne

— di Valentina Meschia, con la consulenza scientifica di Sara Pozzoli psichiatra esperta in ansia e disturbi dell’umore

Nel corso della vita molti si sono trovati ad affrontare situazioni di forte stress che hanno portato ansia. L’ansia, quindi, sembra essere una compagna di viaggio più o meno presente: ma quando questa condizione diventa patologica da sfociare in attacchi di panico, disturbi dell’umore e da non essere più compatibile con la quotidianità?

Ma prima di tutto: che cos’è l’ansia? È una malattia della mente, del corpo o di entrambi? Se ne può uscire?

Ne abbiamo parlato con Sara Pozzoli, psichiatra del Policlinico di Milano esperta in ansia e disturbi dell’umore e coordinatrice delle MAC/DH dell'unità di Psichiatria.


Che cos’è l’ansia?

L’ansia nasce come una risposta fisiologica a situazioni di allarme. Di per sé quindi non è una situazione patologica, ma lo diventa se la risposta rispetto allo stimolo è eccessiva ed influenza negativamente la vita di ogni giorno.


Ma perché si ‘attiva’ l’ansia?

È un meccanismo fisiologico, che ci consente di affrontare al meglio situazioni di tensione. Siamo più attivi, energici, concentrati. È molto soggettiva perché dipende anche dal carattere e dal vissuto di una persona, ma una volta superato l’evento scatenante, tutto torna alla normalità. È normale, e per così dire utile, essere agitati e provare ansia ad esempio quando si va a un colloquio di lavoro, a un esame o si inizia qualcosa di nuovo. Si tratta di situazioni ordinarie.
 

Quando è da considerarsi patologica?

Come abbiamo detto l’ansia attiva dei meccanismi, psichici e fisici, che mettono in una condizione di allarme che permette di affrontare le situazioni di tensione con maggior energia. Se però questa attivazione avviene per eventi per i quali normalmente non dovrebbe esserci come ad esempio cucinare una cena, portare il bambino a scuola, uscire con gli amici, mangiare in pubblico, andare al supermercato… siamo nel patologico. Un altro caso in cui si parla di ansia patologica è quando la risposta a una situazione di stress è così elevata o diventa cronica da bloccare completamente la persona, condizionando negativamente la sua vita fino al punto di evitare tutto quello che è ritenuto motivo di ansia. Ad esempio se l’idea di dover dare un esame, fare un viaggio o semplicemente l’uscire di casa mi mette talmente ansia che non riesco a dormire, mangiare, uscire di casa, insomma a ‘funzionare’ come dovrei, ecco anche in queste situazioni siamo nel patologico.
 

Campanelli d’allarme da non sottovalutare?

Prima di tutto, la reazione sproporzionata a una situazione, di stress o non, che blocca inspiegabilmente l’esistenza. Tenendo presente, infatti, che tutti più meno nella nostra vita proviamo ansia, se questa non è temporanea e non si risolve una volta in cui la situazione che l’ha generata viene superata, ma influenza negativamente la quotidianità, si può iniziare a pensare che stia diventando patologica.

 

Si parla di ansia da prestazione, ansia per un esame, ansia per qualcosa di nuovo: esistono quindi diversi tipi di ansia?

Non esattamente. L’ansia è una sola poiché il meccanismo che la scatena è unico. Sarà poi la diversa situazione che l’ha generata che ci porta a classificarla secondo la causa. Alla base dell'ansia c'è una alterazione del ciclo di produzione/eliminazione dei neutrotrasmettitori (in particolare serotonina e noradrenalina), particolari molecole che consentono ai neuroni di comunicare fra loro: sono un po' come le parole fra di noi.
 

Quali sono i sintomi dell’ansia e che effetto hanno sull’umore?

L’ansia si presenta sia a livello psichico, della mente, con pensieri ed emozioni negative, paura e attesa di qualcosa di insormontabile che porta a una sensazione di non farcela e di essere sopraffatti; sia  fisico perché può essere somatizzata in tutto il corpo e si può avvertire mancanza di fiato, sensazione che il cuore batta troppo velocemente, formicolio agli arti, mal di testa. Accanto a questo spesso ci sente confusi, con la testa ovattata, fuori dalla realtà ed  emergono paure forti come quella di morire, di impazzire o di perdere il controllo. Questo stato emotivo/mentale può sfociare in un attacco di panico e con il passare dei mesi diventare cronico e portare a depressione.
 

Come si manifesta l’attacco di panico?

In genere dura qualche minuto, ma ha un impatto molto negativo sulla persona che lo prova perché ha la sensazione di morire. In genere è caratterizzato da tachicardia, sudore alle mani, tremolio, bocca secca, mancanza di respiro, agitazione, difficoltà a parlare e spiegare cosa sta succedendo e il perché.

Sono situazioni di ansia acuta e dopo il primo episodio il cervello, erroneamente, li associa a una determinata attività. Questo induce a non voler più fare quella cosa specifica. Ad esempio: mettiamo che Giulia va al supermercato, le viene un attacco di panico, questo la porta a considerare il supermercato come causa del suo attacco di panico, soprattutto se magari le è già successo. Giulia quindi non ci vuole più andare al supermercato e questo può generare una reazione a cascata che porta la nostra Giulia a non voler fare anche altre cose, vedendo ogni situazione come una possibile causa del suo attacco di panico, fino ad indurla magari a non voler più uscire di casa.

Si attiva quello che definiamo ciclo dell’ansia, cioè ho un primo attacco di panico, lo collego ad una determinata situazione e mi convinco che starò sempre male se dovesse ripetersi: questo mi porta a riaffrontare quella situazione già prevenuta, così lo stato d’animo d’allerta che si è creato, molto probabilmente, porterà ad un attacco di panico, confermando, erroneamente, che proprio quella situazione ne è la causa.

 

Come affrontare e superare queste situazioni?

Dall’ansia e dagli attacchi di panico si può guarire e tornare ad una vita normale. L’importante è rivolgersi a dei professionisti che possano individuare il percorso più adeguato ed adatto alle necessità. Accanto alla terapia farmacologica, infatti, è importante che venga associata una terapia comportamentale che consiste ad esempio nell’insegnare a gestire l’attacco di panico con la respirazione o nel mettere in atto la terapia dell’esposizione che, come dice il nome, porta la persona ad affrontare la causa della sua ansia, magari con l’aiuto di un familiare, con l’obiettivo di disinnescare il meccanismo cognitivo che porta a pensare che una determinata situazione o cosa, sfoci in un attacco di panico vero e proprio.
 

Infine, se una persona si riconosce nella situazione qui descritta, cosa deve fare?

Per prima cosa deve rivolgersi ad uno medico psichiatra specializzato in ansia e disturbi dell'umore. In Policlinico, dopo il colloquio, viene individuato il percorso di cura più adatto. Ad esempio, c’è chi preferisce la sola terapia farmacologica, chi quella comportamentale, chi si avvicina alla Mindfulness. Essere seguiti da un team multidisciplinare è fondamentale per trovare il percorso di cura più adeguato.