Mariarosaria Campise

Sono approdata in Policlinico nel 1981 da studentessa ma per motivi personali: il mio papà era un nefropatico. Il mio desiderio, conosciute le nefropatie, era quello di poter garantire ai pazienti che facevano dialisi, una qualità di vita dignitosa e un’alternativa alla dialisi. E’ così che mi sono appassionata al trapianto di rene ancora considerato “terapia sperimentale” malgrado nel nostro Ospedale si svolgesse già da oltre 15 anni. Da allora mi sono occupata prevalentemente di trapianto di rene sia da donatore vivente che da donatore deceduto, di terapia immunosoppressiva, di anemia nei pazienti con insufficienza renale cronica e in genere di nefrologica clinica. Ho avuto la possibilità di studiare e insegnare anche all'estero, ho conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione negli Stati Uniti ed ho collaborato a numerosi studi internazionali, alcuni anche in fase sperimentale. Credo che la cura del paziente debba partire dalla conoscenza professionale ma non può e non deve prescindere il lato umano: a volte cura più la parola che il farmaco. Questo è quello che cerco di trasmettere in ogni occasione di insegnamento e spero confermino i miei pazienti.