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07/03 2020
Cultura

Prima che cominci l'Opera

— di Valentina Regonesi

Liberamente tratto dalle biografie online su Davide Campari

Sono nato in salotto.
Proprio così, nel “salotto buono” dei Milanesi, la Galleria Vittorio Emanuele II.
Mio padre aveva aperto al piano terra una bottega, inaugurata il giorno stesso della Galleria, nel 1867. In realtà avevamo già un negozietto, al Coperto dei Figini, ma il cantiere della Galleria ci aveva fatto chiudere. La bottega in verità era un elegante locale stile impero, frequentato dal bel mondo dell’imprenditoria e dell’élite culturale milanese.

Ho preso in mano l’attività di famiglia insieme a mio fratello Guido quando papà è morto, ma a me più che stare al caffè piaceva sperimentare nuove ricette. E’ vero, ho aperto anch’io un piccolo locale all’angolo con il Duomo, l’ho chiamato “Camparino”. Servivamo per lo più l’aperitivo, qualcosa per stuzzicare l’appetito. Ma è in laboratorio che mi sono divertito di più. Ho provato a ridurre la gradazione alcolica del bitter che aveva creato mio padre, abbinandolo invece con un po’ di selz. E’ piaciuto tantissimo! Ricordo anche il gran successo della mia soda, un aperitivo leggero e pronto all’uso: la bellissima bottiglia ideata da Fortunato Depero, un grande artista futurista, è diventata un’icona, e ho iniziato a fare pubblicità, una cosa ancora quasi sconosciuta all’epoca. Così è cresciuta la mia impresa.

Sono un uomo felice. Ho avuto una bella moglie e ho reso grande l’azienda di famiglia. I prodotti che portano il mio nome sono oggi diffusi in tutto il mondo, abbiamo fatto la storia! Oggi è possibile ancora incontrarmi in due luoghi simbolo della mia Milano: il Cimitero Monumentale e il Policlinico.
Qui, nella quadreria dei benefattori, è esposto un mio ritratto eseguito da Leonardo Dudreville. I miei eredi, in mia memoria, hanno sovvenzionato la costruzione di un padiglione dell’Ospedale di Sesto S. Giovanni, che era di proprietà del Policlinico, e così ho potuto beneficiare di un grande quadro. Sono ritratto nel foyer del Teatro alla Scala, che amavo frequentare, anche se la vita modaiola non faceva per me.
Ma ora – scusate – prima che cominci l’Opera vado a bermi un bitter.

Tratto da "Blister" - il magazine del Policlinico per curare l'attesa