notizia
15/05 2013
Attualità

Ipertensione, a Milano cuore potenzialmente a rischio per un cinese su cinque

— di Lino Grossano

Al Policlinico un ambulatorio bilingue e uno studio sulle differenze tra popolazioni

Quanto è rischioso per il cuore di un cinese venire a vivere a Milano? E’ una domanda importante a cui rispondere: i cinesi che vivono nel capoluogo lombardo sono 20mila e sono ben integrati nel territo­rio, anche se spesso conservano le tradizioni e l’alimentazione del loro paese d’origine. Sono abitudini, però, che potrebbero mettere a rischio il loro cuore: un cinese di Milano su cinque, infatti, è a rischio ipertensione pro­prio a causa di un’alimentazione molto più ricca di sale rispetto a quella occidentale. Nonostante la prevenzione sia fondamentale, è spesso impossibile raggiungere questi 4mila cinesi potenzialmente a rischio, perché non parlano italiano oppure perché preferiscono tornare in Cina per farsi curare. Per questo la Fondazione Ca’ Granda Policli­nico di Milano ha avviato un apposito ambulatorio cardiologico bilingue cinese-italiano, che ha l’obiettivo di fare prevenzione, di erogare le giuste cure ma anche di studiare i cinesi di seconda e terza generazione, per capire l’im­patto che lo stile di vita occidentale ha sul loro organismo.

L’ambulatorio del Policlinico viene inaugurato in occasione della Giornata Mondiale contro l’ipertensione, che si celebra il 17 maggio. Qui lavora Meilikemu Maisaidi, cardiologa cinese bilingue che si è specializzata sulle patologie cardiovasco­lari e l’ipertensione in diversi Paesi del Mondo, tra cui il Canada, la Cina e allo stesso Policlinico. La sua presenza ed esperienza permetteranno non solo di avvicinare i cinesi di Milano, spesso per la prima volta, alla preven­zione cardiovascolare; ma faranno da riferimento per tutti quei cittadini cinesi che non conoscono bene la nostra lin­gua, che possono fare fatica ad esprimersi e quindi rinunciano magari alle cure perché non riescono a comunicare con i medici.

“L’ipertensione in Cina è un problema di grosse proporzioni: su 1,3 miliardi di abitanti – spiega Fabio Magrini, direttore del Centro Ipertensione della Fondazione Ca’ Granda – si stima che siano a rischio 672 milioni di persone, circa una su due. Qui da noi, invece, su 61 milioni di italiani sono a rischio circa 12 milioni di persone, circa una su cinque. Ci sono diversi fattori responsabili di queste differenze tra italiani e cinesi: certamente il patrimonio genetico, ma anche l’ambiente, lo stile di vita e l’alimentazione. Il problema allora nasce quando persone con abitudini così diverse dalle nostre si trasferiscono in un ambiente diametralmente opposto: come cambia l’impatto dell’ambiente e dell’alimentazione sul loro organismo? Sono più o meno a rischio di patologie cardiovascolari? Cosa accade se l’ambiente è diverso ma l’alimentazione rimane quella d’orgine, più “orientale” e quindi più salata? E ancora, che differenze ci sono in termini di salute tra gli immigrati di prima generazione, nati in Cina, e quelli di seconda e terza generazione, nati qui in Italia?”. Sono tutte domande a cui vuole rispondere uno studio che si svolgerà in parallelo, sia a Milano che a Shangai, e che non avrà oneri per il Sistema sanitario regionale: i pazienti cinesi, in entrambe le città, “saranno sottoposti ai medesimi esami clinici e strumentali – aggiunge Roberto Meazza, responsabile del Centro Ipertensione -. Verranno effettuati controlli clinici cardiologici, esami del sangue e delle urine, approfondimenti per rilevare le concentrazioni di sale nell’organismo, elettrocardiogrammi, ecocardiogrammi e misurazione della pressione e del battito cardiaco nell’arco di 24 ore. Ancora, saranno valutate le misure antropometriche e verranno raccolti brevi questionari sullo stile di vita e sulle abitudini alimentari conservate o modificate rispetto a quelle del paese d’origine”. L’obiettivo è scoprire quali fattori influenzano maggiormente il rischio cardiovascolare in caso di immigrazione in un paese diverso dal proprio, con quello che è il primo studio di questo tipo realizzato finora.

Per poter diffondere il più possibile la disponibilità del nuovo ambulatorio bilingue e l’avvio dello studio scientifico, il Policlinico si avvale della collaborazione del Consolato Cinese a Milano, che promuoverà le due iniziative verso tutti i suoi concittadini. Saranno inoltre distribuiti opuscoli in italiano e in cinese, per avvicinare ancora di più la popolazione a questa importante attività di prevenzione cardiovascolare.